La parola ‘formazione’ a teatro è terreno scivoloso: eterna e sfibrante gavetta per attori ai quali non viene mai riconosciuto di aver terminato l’apprendistato, regno di costosi e sovraffollati stage, mezzo (non sempre amato) per rimpinguare le tasche di compagnie e artisti in difficoltà.

Per l’Accademia dei Filodrammatici la formazione è, fin dall’esordio, una vera e propria vocazione. Negli ultimi anni l’antica scuola milanese (attiva dal 1796) sembra essersi concentrata in particolare sul dopo: in tempi in cui finire l’accademia non è sinonimo di cominciare a lavorare, la direzione artistica ha creato per gli ex-allievi alcune interessanti opportunità di avviamento professionale. Le proposte sono pensate con un occhio ai mutamenti del panorama teatrale: “Crediti d’attore”, per esempio, è un corso di recitazione radiofonica (terminerà il prossimo 28 Maggio) pensato in collaborazione con Radio Mercury. O ancora, dal 9 al 20 Luglio sarà la volta di “Musical Act” (bando in scadenza a fine Maggio): un laboratorio che segue tutte le fasi di produzione del genere musical. Significativa, in tempi come questi, è la completa gratuità dei corsi e l’apertura a diplomati di altre accademie: l’accesso si gioca tra curriculum e provino.

Il più rodato tra i corsi di perfezionamento dei Filodrammatici è “Incontri con la drammaturgia”: arrivato ormai alla sua VI edizione, l’appuntamento è dedicato a scritture contemporanee straniere. “Nel corso della loro formazione gli allievi si sperimentano soprattutto con classici”, spiega Tiziana Bergamaschi, responsabile artistica del progetto. “Con questi incontri si trovano di fronte a qualcosa di completamente diverso, rimangono spesso spiazzati: ma proprio attraverso questo genere di esperienze cresce un attore”. L’edizione del 2012 è stata dedicata alla drammaturgia sub-sahariana e si è svolta in collaborazione con il Centre Culturel Français de Milan e Face à face. Due gli incontri: quello con “Les Cauchemars du gecko” di Jean-Luc Raharimanana (marzo 2012) e quello con “IO-Tragedia” di Kossi Efoui (aprile 2012).

In entrambi i casi, si è trattato di laboratori di tre settimane per quattro ore di lavoro al giorno: lettura a tavolino, riflessioni sulla drammaturgia, studio per la mise en espace prevista per la conclusione del laboratorio. Un avvicinamento al testo duplice, dunque: da un lato una concreta esperienza attorale, dall’altro un più ampio orientamento teorico. In questo contesto, la docente Marie José Hoyet, esperta di teatro africano, ha proposto un percorso sulla traduzione e sull’interpretazione di una prassi scenica e testuale distante da quella occidentale. L’ultima settimana, in entrambi i casi, è stata dedicata all’incontro con l’autore: Raharimanana – nato in Madagascar – ha messo a disposizione l’esperienza di attore e drammaturgo per interpretare la sua scrittura di “violenza e dolcezza”. Con Kossi Efoui, originario del Togo, i corsisti sono entrati in contatto anche con un affermato romanziere: La Fabrique des cérémonies nel 2002 ha vinto il“Grand prix littéraire de l’Afrique Noire” .

I gruppi che hanno affrontato il lavoro, racconta Tiziana Bergamaschi, si distinguevano per provenienze diverse: dalla Nico Pepe alla Galante Garrone, dal Piccolo ai Filodrammatici, in scena è andato un piccolo assaggio dell’intera formazione attorale italiana.

“Gli incontri con la drammaturgia” rappresentano dunque la possibilità di ampliare il proprio orizzonte sul teatro, di sperimentare nuovi canali espressivi, di entrare nel laboratorio della scrittura teatrale. Ma anche di scoprire talenti nascosti per la drammaturgia: è stato il caso di Angela Demattè, classe 1980, che nel 2005 si è diplomata e nel 2007 ha seguito con Tiziana Bergamaschi il perfezionamento di drammaturgia contemporanea. Il suo Avevo un bel pallone rosso ha vinto il Premio Riccione 2009.

E non è l’unica sorpresa, se si sbircia sul sito tra i diplomati dell’Accademia dal 1948 al 2012.

 

Maddalena Giovannelli