Un progetto di Elisabetta Vergani e Maurizio Schmidt
Una produzione di Farneto Teatro in collaborazione con CGIL Lombardia
visto al teatro Verdi di Milano_ 15 marzo 2015 (nuova edizione aggiornata)

Un titolo bene augurante per un lavoro che troppo spesso non è veramente ‘buono’: pericoloso, precario, saltuario, assente. Una chimera da inseguire, un’utopia da costruire giorno per giorno, faticosamente.
Ne parla una creazione collettiva dell’associazione culturale Farneto Teatro basata su testimonianze reali e nata nel 2013 come opera teatrale ‘aperta’, ossia per sua natura in continua evoluzione. Da circa trecento interviste condotte in tutta Italia – con una difficile selezione e un equilibrio complesso di tagli e aggiunte – è scaturito lo spettacolo che ha debuttato il 13 marzo 2014 in un luogo-simbolo (lo spazio MIL nell’ex area industriale di Sesto san Giovanni). Il primo maggio successivo, altrettanto simbolicamente, è stato replicato al Piccolo Teatro di Via Rovello. Da allora ha attraversato l’Italia (Rimini, Roma Frosinone, il parco del Polllino in Basilicata, la Palazzina Liberty di Milano) ed è attualmente in tournée, con una ripresa prevista a ottobre e una trasmissione su Radio Popolare (“Molto lavoro per Nulla. Storie di Vite Precarie”, ogni domenica alle 12.30 fino al 5 aprile e in podcast su radiopopolare.it). Ne emerge un mosaico vibrante e pulsante di storie vere, di immagini autentiche: ben più concrete, varie e sfaccettate delle aride statistiche, dei dati pur allarmanti sulla disoccupazione o sugli incidenti sul lavoro. C’è chi il lavoro lo cerca, chi lo perde e si riunisce in un gruppo di auto-aiuto, chi finalmente lo trova: come gli stessi giovani attori che grazie a questo spettacolo hanno –anche loro –un lavoro.

Entra in scena per prima Giulia Bertasi, androgina presenza muta, discreta e costante, che esegue dal vivo le belle musiche al piano e alla fisarmonica, a cominciare dallo splendido Leitmotiv che scandisce lo spettacolo e diviene corale nel finale: il canto Tera e Acqua (Polesine) reso celebre dal Quartetto di Giovanna Marini . Segue l’episodio affidato a Elisabetta Vergani (eccellente attrice e autrice più volte recensita da Stratagemmi: si veda Sotera Fornaro, Verso Cassandra, 21 aprile 2014). Quindi Lorenzo Frediani, Marta Lunetta, Giuseppe Palasciano, Emilia Scarpati Fanetti, Silvia Valsesia via via danno voce, singolarmente e in gruppi, ai vari personaggi che si susseguono e si rincorrono: il ritmo vivace alterna efficacemente dialetti, registri e toni, oscillando tra note dolenti e grottesche, commoventi o perfino comiche. Sullo sfondo vengono proiettati, di quando in quando, ritratti, luoghi, nomi, volti. I primi due casi esemplari, come poli opposti, rappresentano il meglio e il peggio della nostra storia industriale (rispettivamente Silvino, che ricorda con orgoglio la famiglia Olivetti, e gli operai dell’ILVA di Taranto). E poi, in rapida successione, la stagista infortunata, “Mària la giornalista precaria”, la madre che lavora da sempre ma ha una figlia disoccupata, gli operai delle acciaierie di Terni e di Piombino, le donne del Sulcis Iglesiente che occupano una miniera, la sentenza sull’amianto di Casale Monferrato, le ultime vicende dell’Ideal Standard, per certi versi a lieto fine ma ancora in corso. Come un morphing scorre davanti a noi il volto dell’Italia che cambia: dietro l’effigie ufficiale, turrita e guerriera, vediamo un corpo collettivo di uomini e donne sfruttati, umiliati e vessati. Orgogliosi e resistenti, seppure disperati. Tutti, a modo loro, lottano per conquistare o mantenere un diritto costituzionale troppo spesso negato: non un mero fattore economico, o un semplice dato statistico, ma una condizione esistenziale necessaria per garantire la dignità, la sicurezza, l’autonomia, la salute psichica e fisica di una persona o di una famiglia, l’esistenza stessa della nostra Repubblica “fondata sul lavoro”.

Martina Treu

 

Per un approfondimento su alcuni precedenti lavori di Elisabetta Vergani si veda M. Treu, “Mattatori e Primedonne. La scena tragica e i suoi protagonisti in tre casi recenti”, Stratagemmi. Prospettive teatrali, n.10, 2009, pp. 83-110.