Di e con Marta Dalla Via e Diego Dalla Via
Visto al Piccolo Teatro Grassi in occasione di Tramedautore_24 luglio 2015

Piccolo Mondo Alpino dei Fratelli Dalla Via è una cinica e realistica (pur nella sua assurdità) rappresentazione dell’esistenza: uno spettacolo che porta a un sottile scoramento, una sorta di sfiducia nella vita, lasciando però aperta la voglia di rivincita. Il pubblico non ne esce appesantito, anzi, riesce a trovare spazio per una propria riflessione-ribellione e il vuoto che si viene a creare è facilmente colmabile, proprio grazie agli spunti offerti sul palcoscenico. Ma andiamo con ordine.

Outis, Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea, organizza e promuove Tramedautore, festival nato con l’obiettivo di presentare spettacoli caratterizzati da innovazione linguistica e drammaturgica. In occasione di Expo il festival raddoppia: oltre la consueta settimana di settembre, è stata pensata una settimana a luglio all’insegna del territorialismo italiano, “Il teatro delle regioni”, proponendo solo spettacoli fortemente radicati nel territorio di cui parlano.

Venerdì 24 luglio è la volta del Veneto, e i Fratelli Dalla Via ne sono testimoni. Lo spettacolo è Piccolo Mondo Alpino, già vincitore nel 2010 del Premio Kantor presso il Crt di Milano e ispirato al libro di Christian Arnoldi “Tristi montagne. Guida ai malesseri alpini”.

Quattro fratelli sono eredi di un albergo in una non definita località sciistica: portano avanti l’impresa famigliare accogliendo i turisti e rappresentandosi a loro nel cliché più tradizionale del montanaro chiuso, freddo e ancorato alla propria terra. I quattro, come spesso accade a chi abita in montagna o nei luoghi di turismo, vivono una specie doppia vita, sospesa nell’attesa della stagione “buona”, in questo caso della  neve. Neve che però non arriva, lasciando tutto in bilico, come sospeso.

In questa rappresentazione di un eterno “sabato del villaggio”, la vita si trasforma in una continua attesa, mentre il quotidiano si riempie di azioni comuni come i “passaggi” in seggiovia, la raccolta dei funghi e il gossip di paese. Un’attesa che si scontra con il bisogno di  rivincita e rinascita dei protagonisti, sempre pronti a uno scatto in avanti che però non si verifica mai. In una scena in cui il corpo ha un ruolo fondamentale, si evince questo desidero di liberazione, questa tensione verso la fuga: due dei fratelli, in scena in controluce, indossano gli sci e compiono movimenti al limite del possibile, su uno sfondo completamente azzurro: come se volessero volare. Purtroppo la realtà è che i piedi sono ben fissati agli sci e che la discesa porta “solamente” a valle, in una metafora che rende la vita “un’epifania senza natale”. La colonna sonora, creata ad hoc da Roberto Di Fresco, accentua il senso del racconto, amplificando tensioni e dando il giusto spazio ai silenzi.

Il testo è veloce e sagace, un susseguirsi continuo di immagini reali e battute taglienti. Il pubblico capisce e si mette idealmente in cerca di riscatto. Per imparare, tutti, a vivere la vita non su una faticosa e lenta seggiovia ma in una lunga e veloce discesa. In una discesa finalmente libera.

 

Giulia Alonzo