Dopo la difficile estate di referendum, accordi e dimissioni, la Grecia è nuovamente scomparsa dalle prime pagine dei nostri quotidiani, anche se laggiù i problemi restano e lo spettro del Grexit è ancora una minaccia reale. In generale l’Italia, “vicino di casa” distratto, mostra scarsa attenzione per una scena capace di porre interrogativi sulle zone d’ombra di un presente contraddittorio e instabile. Un’importante eccezione è il ritorno milanese in queste settimane dello splendido cast greco di Odyssey sotto la guida di Bob Wilson (leggi la recensione), un evento che speriamo possa accendere nuovi interessi.

In Europa, però, si guarda con curiosità al teatro greco, che cerca sulla scena risposte alla crisi. Molto attivi i rapporti e gli scambi con la Spagna. Lo scorso luglio Romeo and Juliet for two (Compagnia Idea: Konstantinos Bibis, Athinà Moustaka, Kostas Gakis), spettacolo-cult in Grecia, già premiato a Cipro e in Serbia, ha vinto il primo premio al 38° Festival della città di Almagro (La Mancha). I giudici hanno apprezzato la sapiente alternanza tonale e l’uso del metateatro, in un “puzzle teatrale di vari generi e stili, che evidenzia una grande tecnica compositiva e virtuosismo nella composizione dei personaggi”. Infatti due soli attori interpretano decine di ruoli, passando da lazzi di comicità ad alti momenti di poesia, con accompagnamento di musica dal vivo. Entusiastico il commento di Gerardo Lagüéns Casas (elcrisoldeciudadreal.es, 20.07.2015): “Mentre in Spagna guardiamo con preoccupazione alla crisi greca e cerchiamo di imparare dai loro errori, questi giovani attori hanno percorso in auto quattromila chilometri da Atene per portarci un’opera di forte impatto emotivo, pervasa di una dolcezza capace di sciogliere in lacrime anche il viso arcigno di Angela Merkel […]. Dopo questo spettacolo penso che sono io ad essere in debito con la Grecia”.
Ancora in Spagna – ci informano i collaboratori di TheGreekPlayProject – il Centro Dramático Nacional di Madrid (rassegna Una Mirada al mundo, 2-4 ottobre) propone ben tre opere greche in forma di lettura scenica, mentre in febbraio 2016 l’Istituto Cervantes di Atene ospiterà l’omaggio greco ad altrettante opere spagnole.

Oltreoceano, si registra la presenza greca al Between the Seas Festival di New York (8-13 settembre scorso), mentre il regista Theodoros Terzòpoulos porterà in scena la sua nuova Antigone presso il Wilma Theater di Philadelphia (14 ottobre-8 novembre).
La Grecia è sotto i riflettori anche in Oriente: lo scorso aprile al Festival Internazionale di Adana in Turchia ha partecipato Cake (testo di Vanghelis Chatzighiannidis; regia di Petros Filippidis), riflessione sul razzismo e sulla violenza del quotidiano. Inoltre al 13ο HIGH FEST – International Performing Arts Festival di Erevan in Armenia (1-8 ottobre) viene presentato BellΕΛΕΝ (testo e regia di Dimitris Finitsis). Come notano i critici, si tratta di una parodia del mito che rinvia al modello della Kassandra dell’uruguayano Sergio Blanco (di cui abbiamo parlato in “Stratagemmi 23”, 2012: un’opera di delicata poesia, pensata ad Atene e per Atene). Finitsis ha scritto il monologo per Fenia Apostolou, ballerina e coreografa transgender, caso unico e interessante nel panorama greco. È lei la bellissima Elena del mito che, per sopravvivere alla crisi economica del Paese, si rifugia nel prospero Occidente. Sfruttando il suo irresistibile fascino e l’esperienza di danzatrice presso il santuario di Artemide, ogni sera si esibisce in un locale di lap dance, con enorme successo di pubblico maschile. In un inglese frammentato e ibrido, racconta la sua storia: la devozione alla dea Afrodite, i retroscena del noioso matrimonio con Menelao e la perfetta storia d’amore con il bellissimo Paride, di cui legge una lettera appassionata. Nostalgia e humour si intrecciano a disegnare i contorni del mondo roseo di allora, contrapposto alle miserie dell’oggi. Questa Elena smitizzata è in realtà metafora della Grecia, come spiega in un’intervista l’attrice (Efymerida ton Syntaktòn, 12.05.2015): entrambe vittime, ingannate da uomini o istituzioni, e additate come causa di tutti i mali (la guerra di Troia e ora la crisi dell’Europa). Per Elena-Grecia è giunto forse il tempo di dare una direzione autonoma ai propri desideri: nel finale, con un coup de théâtre alla Euripide, i Dioscuri ex machina pregano la sorella di riconciliarsi con la patria e di tornare per un’importante missione. Riuscirà Elena a sedurre il più potente banchiere del Vecchio Continente? La Bellezza e l’Arte, suggerisce sornione l’autore, salveranno la Grecia anche questa volta.

Gilda Tentorio