Ormai da qualche anno Zona K ha un ruolo riconosciuto e di valore a Milano: selezionare compagnie internazionali poco presenti nelle nostre stagioni, con una particolare attenzione per i nuovi linguaggi. Tanto che, per chi ne conosce la direzione, si potrebbe quasi scommettere su quali saranno i prossimi invitati. Questa volta è stato il turno di un Focus sul teatro catalano, che insieme a Roger Bernat ha portato a Milano la Agrupación Señor Serrano, ormai nota per avere vinto il Leone d’Argento alla Biennale Teatro 2015 e presente negli ultimi anni a festival come Short Theatre o Mittelfest. I due spettacoli proposti in questa occasione, Katastrophe (del 2011) e Birdie (2016), testimoniano un percorso alla ricerca di una nuova grammatica della performance, messa a punto in modo sempre più complesso.

Alla base del lavoro della compagnia catalana sembra essere la presa di coscienza di un cambio di prospettiva da parte dello spettatore: se oggi non siamo più disposti alla sospensione dell’incredulità, al teatro non resta che giocare con la verosimiglianza, svelando le cose per come succedono. Dalla scena quindi (ed è una tendenza ormai comune a molto teatro europeo) sono banditi tanto i personaggi quanto i tradizionali apparati rappresentativi: per il gruppo spagnolo questo avvicinamento al reale avviene attraverso una moltiplicazione dei livelli che, partendo dal piano dell’esplicita finzione, si allarga fino a farsi carico di temi universali. La scena diventa allora un meccanismo con ingranaggi precisi, governati dalla moltiplicazione dei dispositivi e da una raffinata ricerca sull’uso del video.

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Katastrophe si presenta come “una dolce fiaba”: la storia di un villaggio abitato da centinaia di orsetti gommosi (proprio i classici Haribo) che attraversano i passaggi dall’autosufficienza, alla costituzione di una società, alla costruzione di case e confini, sopravvivendo a strane eruzioni vulcaniche, ghiacci, inquinamento, terremoti e stermini. Le scene in miniatura allestite e animate davanti agli occhi dello spettatore sono riprese nel dettaglio, montate e proiettate in diretta su un mega-schermo, con una dinamica che è alla base del linguaggio compositivo della compagnia: la moltiplicazione su tre scale, quella micro dei pupazzetti, quella macro del risultato a video, e quella mediana, la scala umana rappresentata dai performer-manipolatori in scena. Con un’attitudine da piccoli chimici (non a caso in locandina è citata anche una consulenza scientifica) i tre performer simulano esplosioni e altre catastrofi, mentre gli orsetti si sciolgono dentro improbabili intrugli o su piastre roventi, abbattuti in massa come avviene in tante guerre. Di chi è la colpa? La domanda ci riporta al piano del reale, suggerito da alcune incursioni video, dalla strage delle Twin Towers ai discorsi dei grandi leader del Novecento. Ma pur trattando temi delicati per il nostro contemporaneo, il gruppo afferma di voler fare un passo indietro rispetto alla pornografia dell’immagine proposta dai media: piuttosto, attinge al campo della metafora, trasponendo quegli stessi temi in un lavoro d’indagine e di restituzione scenica a più livelli, che sfonda i limiti dell’immaginario costruendo narrazioni fiabesche che sembrano aprirsi e svilupparsi come matrioske.

Per Agrupación Señor Serrano, la riflessione sulle contraddizioni della contemporaneità coincide con una continua ridefinizione dei confini della propria pratica artistica. Nel caso di Birdie, parola con il doppio significato di “uccellino” e di risultato del “-1 sul par” nel gioco del golf, la performance sfida e oltrepassa l’etimo proprio del termine, chiamando in causa, ancora una volta, una perpetua moltiplicazione dei piani scenici. Documenti e immagini d’archivio, ritagli di giornale, una maquette del campo da golf di Melilla (città autonoma spagnola sulla costa nord africana), un’infinita processione di pedine-bebè e animali sono gli elementi presenti in scena e ripresi in diretta, proiettati in un montaggio che li accosta, tra le altre immagini, a stralci degli Uccelli di Hitchcock.

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La performance, articolata in quattro atti, amplifica e cristallizza i linguaggi propri di diversi dispositivi tecnologici: riprese video, montaggio, riscrittura, de-composizione, luci, suono danno forma a una tale vastità di codici da diventare vera e propria materialità scenica. L’invito, reiterato a più riprese e messo a punto attraverso tecniche e strategie di spostamento dello sguardo, è quello di mettere in discussione cosa ci sia dietro a quello che vediamo, prendendosi il tempo per guardare. Così accade per l’immagine del fotografo Josè Palazon riprodotta nella maquette in scena e trasformata in vera e propria fotografia animata: due uomini giocano a golf mentre, sullo sfondo, un gruppo di persone tenta di scavalcare la recinzione che divide la città di Melilla dal Marocco. L’occhio dei Serrano si concentra allora su un’accurata analisi che spazia dagli elementi visivi alla struttura geometrica dell’immagine, dalle specie vegetali alle marche di felpe e scarpe da golf, fino a focalizzarsi sulle figure umane sullo sfondo, richiamo metaforico a stormi di uccelli pronti a migrare (o ad attaccare). Immersi nel verde brillante del campo da golf, i performer sono sapienti manipolatori della scena, capaci di trasformarla in un’ingegnosa fabbrica di realtà parallele nelle quali lo spettatore resta inghiottito, chiamato a districarsi fra gli input lanciati dai differenti livelli tra realtà e finzione. I Serrano creano geometrie spazio-temporali che si traducono in un perpetuo sconfinamento tra la plasticità e il suo rimaneggiamento, fino a immortalare, con una ripresa video in diretta, uno sciame migratorio di pedine-bebè e pedine-animali, riavvolgendo il tempo a una remota creazione primordiale.
In questo continuo cambio di prospettiva montato en vivant, la migrazione diventa allora metafora di volo, di cammino, una fuga da condizioni sfavorevoli alla ricerca di nuove possibilità: un viaggio che unisce e accomuna le specie, e non le separa.

di Carmen Pedullà, Francesca Serrazanetti

 

KATASTROPHE
di Agrupación Señor Serrano
visto a Milano presso Zona K nell’ambito del Focus Catalogna _ 3-4 dicembre 2016
Ideato da Àlex Serrano e Pau Palacios; performance Àlex Serrano, Diego Anido, Jordi Soler e Pau Palacios; project manager Barbara Bloin; una produzione Agrupación Señor Serrano e Festival Hybrides de Montpellier; con il sostegno di INAEM

BIRDIE
di Agrupación Señor Serrano
visto a Milano presso Teatro La Cucina nell’ambito del Focus Catalogna di Zona K _ 1-2 dicembre 2016
Creazione Àlex Serrano, Pau Palacios, Ferran Dordal; performance Àlex Serrano, Pau Palacios, Alberto Barberá; project manager Barbara Bloin; produzione GREC Festival de Barcelona, Fabrique de Théâtre – Service des Arts de la Scène de la Province de Hainaut, Festival TNT – Terrassa Noves Tendències, Monty Kultuurfaktorij, Konfrontacje Teatralne Festival; sponsor degli animali in miniatura Safari Ltd