Si entra con cautela nella Chiesa sconsacrata del XII secolo dedicata a San Giovanni Battista, oggi sede del Museo Bernardini-Fatti che accoglie vetrate, frammenti di vetro, vetri dipinti. In fila indiana il piccolo gruppo di venti spettatori prende posto sulle sedie di plastica geometricamente disposte intorno allo spazio vuoto adibito a scena del progetto Costruire è facile? di Batignani&Faloppa. La collaborazione tra lo scenografo e performer David Batignani e l’attore e drammaturgo Simone Faloppa nasce nel 2012 con un’indagine sulle Case di Riposo italiane per Artisti, la Fondazione “Giuseppe Verdi” a Milano e la “Lyda Borelli” a Bologna, diventata nel 2013  lo spettacolo Tu, eri me.

Cercare soluzioni a problematiche controverse della nostra contemporaneità è il cuore del lavoro del duo fin dagli esordi e si conferma anche al centrodel progetto Costruire è facile? dove vengono esplorate alcune tematiche chiave legate al tema della sostenibilità: manualità, artigianato, progettualità del territorio, riuso, riciclo, (ri)costruzione di una comunità. Quel punto di domanda aggiunto al titolo di una trasmissione di Bruno Munari degli anni Cinquanta è rivolto agli spettatori, li chiama in causa direttamente, chiede loro il motivo della nostra incompetenza nel riparare e riprogettare, una mancanza che ci porta a buttare o abbandonare cose, luoghi e possibilità.

Batignani e Faloppa costruiscono la scena in tempo reale con materiali scartati dalle botteghe del territorio, muovendosi geometricamente, con una precisione ‘indecisa’, speculari l’uno all’altro come a dire che solo insieme, con coordinazione, possiamo dare concretezza a un progetto. Lavorano fisicamente e recitano poco, accennano piuttosto alle proprie indoli, al proprio vissuto, raccontando  dell’incapacità dell’uno a iniziare qualcosa, dell’altro a finire; non solo nelle attività manuali, ma anche nei rapporti umani. Narrano parti di sé in cui ciascuno dei venti “assistenti-spettatori” non può non riconoscersi: c’è allora chi sorride divertito, c’è chi guardando altrove. Ma è difficile spostare lo sguardo quando si è, allo stesso tempo, sia osservatori esterni sia partecipanti attivi in un processo di costruzione: si reggono cutter, pezzi di cartone, attrezzi e contenitori d’oggetti del fai da te che daranno vita, in tempo reale, a una tavola rotonda. Un simbolo di uguaglianza in grado di creare, nonostante una leggera instabilità, una dimensione di grande intimità, grazie anche a una lampada che dal centro della scena illumina i volti, avvolti nella semioscurità del Museo della vetrata. Batignani e Faloppa invitano ad accomodarsi a tavola e così, preso posto intorno, inizia il lavoro vero. Un lavoro collettivo, che racconta di Sansepolcro, ma anche dell’Italia tutta, tra luoghi abbandonati, cementificazione massiva, palazzi storici in rovina restaurati solo se visibili. Un lavoro che ha il sapore del rituale durante il quale ognuno, ancora una volta, partecipa attivamente, come dovrebbe essere normale in una società e come invece avviene raramente nella nostra vita quotidiana, pubblica e privata.

In un’ora, quelli che erano venti sconosciuti creano ‘un’impalcatura di comunità’, discutendo e collaborando. Ciò che rimane alla fine è una busta per il Sindaco di Sansepolcro con all’interno una lettera: è una proposta di riqualificazione territoriale – in questo caso della Stazione ferroviaria della città – con tanto di polaroid che immortala un simbolico modellino del progetto realizzato con i listelli in legno di Jenga. Il cerchio si è sciolto, la busta è stata spedita. Costruire non è di certo facile, ma, almeno adesso, non sembra impossibile.

Camilla Fava

 

Costruire è facile?
Ideazione e drammaturgia di Simone Faloppa
Spazio scenico di David Batignani

Visto nell’ambito di Kilowatt Festival allo Spazio Vetrata di Sansepolcro _il 20 luglio 2017