ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini
13 giugno-14 luglio 2014
www.olinda.org

Si è chiusa ieri la diciassettesima edizione di “Da vicino nessuno è normale”, la rassegna curata dall’associazione Olinda presso l’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini che propone ai milanesi un mese di spettacoli e appuntamenti da non perdere. Così, proprio mentre i teatri chiudono, le offerte culturali si diradano, e la città nei fine settimana si svuota, alcune delle più interessanti compagnie della scena contemporanea italiana approdano nella periferica Affori. Cinque debutti milanesi, tre prime nazionali, sedici spettacoli: per gli appassionati di teatro non sono mancati i motivi per spingersi fuori dalle sale più frequentate.
L’ostinato lavoro di Olinda sembra aver raccolto i suoi frutti: i gradoni sempre affollati del Teatro LaCucina offrivano allo spettatore di questa ultima edizione la più tangibile dimostrazione di come la città abbia accolto il festival.
Il programma ha confermato l’attenzione di Olinda verso temi in senso lato sociali, ma anche per ogni voce fuori dal coro e da ogni genere di alterità e marginalità. A questa vocazione (che ben si coniuga con l’attività dell’associazione nel campo della salute mentale) si unisce una particolare sensibilità per le realtà più sperimentali della scena teatrale: il festival sostiene concretamente il percorso di alcune compagnie con residenze e rapporti continuativi.

Quale teatro, allora, per questa diciassettesima edizione?
A emergere è innanzitutto una molteplicità di linguaggi e proposte, la scelta di codici espressivi ibridi e contaminati, il rifiuto di concedere alla parola una preminenza assoluta. Ma se simili ricerche formali corrono talvolta il rischio dell’autoreferenzialità (come ben sa chi frequenta festival estivi, vetrine delle nuove proposte performative), le compagnie hanno qui dimostrato la necessità di toccare temi attuali, politici, urgenti.
Così Fanny&Alexander affronta la scottante questione dell’istruzione: con Discorso Giallo la compagnia prosegue il percorso dedicato ai diversi tipi di oratoria, e alla ricadute della forma retorica sulla società. Chiara Lagani incarna sulla scena le icone dell’educazione italiana – dalla Montessori a Sandro Manzi, da Sandra Milo fino a Maria De Filippi – disegnando così il percorso di implacabile degenerazione che abbiamo davanti agli occhi ma non sappiamo guardare. Nel vocabolario spezzato e frammentario, nella partitura di gesti nevrotici legati all’essere maestri o allievi, tornano – come in una sorta di zapping – le voci via via più inquietanti della nostra diseducativa società: le responsabilità, si intende, sono soprattutto della cattiva maestra televisione. Ma qual è il nostro ruolo, qual è quello della cultura e del teatro nel contrastare questa anti-pedagogia? “Non è mai troppo tardi” (come suggeriva il maestro Manzi) per tornare a dare importanza alla dimensione formativa? Oppure il nostro linguaggio pedagogico è ormai troppo viziato, inquinato, compromesso? Domande aperte, riflessioni provocatorie, accostamenti irriverenti: Fanny&Alexander propone – proprio come nel precedente Discorso Grigio – un affondo sullo stato della polis senza soluzioni né consolazioni possibili.

Nel segno di una parola profondamente politica è avvenuto anche l’incontro tra Ermanna Montanari e Chiara Guidi con Poco lontano da qui: a guidare la sinergia tra la Socìetas Raffaello Sanzio e il Teatro delle Albe sono stati i Quaderni Russi di Igort e le lettere di Rosa Luxemburg scritte dal carcere. Le parole della Luxemburg – che vede negli occhi di un bufalo una sofferenza capace di parlare del dolore dell’intera umanità – risuonano nei corpi e nelle voci vibranti e misteriose delle due straordinarie interpreti; ed è proprio nella capacità tutta femminile di compatire, soffrire insieme, portare su di sé un po’ del dolore del mondo che risiede il cuore dello spettacolo.

Alla condivisione e al rapporto con l’altro sono dedicati anche due importanti prime milanesi, Un bès di Mario Perrotta e Scena madre con Antonella Bertoni. Perrotta, attraverso la biografia di Antonio Ligabue, racconta la solitudine, il disperato bisogno di un contatto affettivo (“dam un bès, un bacio”) che viene costantemente negato da un mondo che non sa accettare l’alterità. Goffo, scapigliato, dolente, Perrotta-Ligabue si muove nel palco semi-deserto accompagnando al racconto disegni eseguiti con mano febbrile ma sempre sicura. Gli altri, che sapranno riconoscere il valore del genio solo post mortem, sono assenza evocata da immagini, sagome, parole: al protagonista non basterà una vita per rassegnarsi all’impossibilità di provare amore ed essere corrisposto.

Un coinvolgente incontro-scontro generazionale è invece al centro della nuova creazione di Abbondanza/Bertoni: in scena Antonella e sua madre Paola, a sperimentare il gusto e l’imbarazzo di condividere un palco, insieme. C’è tutto davanti agli occhi dello spettatore, celato e mostrato allo stesso tempo: un’Antonella appena adolescente evocata solo da due mollette e un body sul corpo adulto, mentre non smette mai di danzare, provare, attraversare la spazio. C’è la silente perplessità materna e poi l’orgoglio (“è mia figlia!” urla, mentre Antonella volteggia bellissima, portata dalle sue braccia-ali); c’è la complicità ironica e lo scontro sottile; c’è il sostenersi, insieme, in prese e sospensioni che richiedono una totale fiducia reciproca; c’è l’evocazione di una casa bianca, sfocata dal ricordo, quotidiana e solida come una lavatrice. Antonella Bertoni e Michele Abbondanza (che ha curato la regia) affrontano la sfida con la loro ironia minuta e impercettibile, con il consueto gusto per l’attesa e i silenzi, con l’intensità e il rigore che li contraddistinguono.
Nella radicale diversità di stili e di codici scelti per i sedici spettacoli in programma, gli artisti chiamati sembrano aver fatto proprio lo spirito della rassegna. “Da vicino nessuno è normale” ricorda il titolo: un invito ad avventurarsi nelle strade meno battute, attraverso punti di vista extra-ordinari, verso sguardi sull’uomo obliqui e mai schematici.

Maddalena Giovannelli