di Chiara Boscaro
regia di Marco Di Stefano
Nell’ambito di Tagadà di ILINX – (Melzo)  22 febbraio 2014

Una donna chiusa in una stanza. Una, due, tre caffettiere. Una porta. Una sedia.
Oggetti che sono ancore di salvezza, punti di appoggio per non naufragare. La protagonista di Non voltarti indietro (Valeria Sara Constantin) ci si aggrappa per non scivolare troppo a fondo, per non farsi risucchiare da quella violenza che ha subìto e che non riesce neanche a nominare.
Ma gli oggetti sono, nella loro concretezza, anche puntelli per la scrittura; l’autrice (Chiara Boscaro: classe 1985 e già apprezzata per l’adattamento degli Atti unici di Checov diretti da Rustioni) assicura il testo alla realtà tangibile, si impone di non prendere il volo, trasforma gli elementi del reale in pregnanti parole chiave. Ne deriva una partitura drammaturgica asciutta, efficace, che non si concede il lusso di un urlo o di un lamento: ed è risultato non di poco conto riuscire a raccontare la violenza sessuale senza cedere alla retorica. Lo spettacolo – diretto da Marco di Stefano, secondo il medesimo proposito di essenzialità – riesce anzi, inaspettatamente, a colorarsi di tenerezza, a strappare un sorriso, persino a lasciare un’impressione di levità. Perché alla porta c’è qualcuno che bussa e che si ostina a non voler accettare rifiuti. Non si tratta certo del principe azzurro: l’attore Diego Runko è bravo a farci immaginare un ragazzo qualunque, goffo, ingenuo, inadeguato. Ma capace, brioche dopo brioche e caffè dopo caffè, di penetrare nella reclusione autoimposta dell’amata. La vicenda prosegue per brevi episodi che si susseguono, scandendo il lento aprirsi di un varco e gli impercettibili progressi quotidiani: le parole urlate da dietro la porta chiusa diventano momenti condivisi, e la coraggiosa Euridice contemporanea (in questo senso ci orientano le note dell’autrice e il titolo) riuscirà forse a farsi portare via dagli inferi.

Lo spettacolo – che ha debuttato nel giugno 2013 al Giardino delle Esperidi e ha replicato in novembre a Milano nella stagione della Bottega di Itineraria – promette di crescere in intensità con le repliche e con il graduale sintonizzarsi degli attori al linguaggio misurato del testo; ed è, soprattutto, un incoraggiante segnale sullo stato di salute (e soprattutto sul futuro, vista l’età dell’autrice) della drammaturgia contemporanea.

Maddalena Giovannelli