Intervista a Gilberto Giuliani

Ultime repliche per l’opera di Brecht, con la regia di Ronconi che si accosta per la prima volta all’autore tedesco. L’impressionante attualità del testo colpisce il pubblico per le affinità fra la crisi economica di ieri e quella di oggi. Come ha scritto Renato Palazzi: “O la storia si ripete senza nessuna fantasia, o Brecht dimostra una lucidità d’analisi che fa paura”. In scena, anche gli attori della scuola del Piccolo. Ne abbiamo intervistato uno, alla sua prima esperienza con Ronconi e con il signore dei palchi milanesi.

Gilberto Giuliani, giovane attore, si è affacciato da poco al mondo del teatro. Dopo aver frequentato per un anno la scuola di Quelli di Grock, da novembre è uno dei trenta allievi del corso per attori del Piccolo Teatro ed è ora in scena, nel ruolo di un poliziotto, in Santa Giovanna dei Macelli, regia di Luca Ronconi. Lo incontro di fronte al teatro Paolo Grassi al termine dello spettacolo.

Come mai Ronconi ha voluto così tanti giovani attori nello spettacolo?
“Che Ronconi inserisca sempre i suoi giovani, i suoi allievi, negli spettacoli è cosa nota. Di solito, però, ne porta in scena uno o due. Nel testo di Brecht c’erano moltissimi ruoli adatti a noi (gruppi di operai, poveri, poliziotti…), questo ha fatto sì che in tanti venissimo coinvolti nello spettacolo. A quanto sembra, poi, è molto soddisfatto del gruppo”.

Siete in scena ormai da un mese con Santa Giovanna. Cosa cambia dopo così tante repliche?
“L’emozione è sempre forte. Dopo più di venti repliche tutti siamo cambiati e anche lo spettacolo è diventato un’altra cosa. Uno sviluppo in positivo, almeno per me. Siamo tutti molto più rilassati. Forse gli unici che sono rimasti sempre gli stessi sono Paolo Pierobon (Mauler) e Fausto Russo Alesi (Slift). Ma anche Maria Paiato (Giovanna) è un po’ diversa. Ora abbiamo tempo di studiare meglio la nostra parte ogni giorno sul palcoscenico e ci lasciamo andare di più”.

Ci sono differenze tra il Ronconi insegnante e il regista?
“A scuola è un regista e a teatro è un regista. La lezione consiste nella lettura e nell’interpretazione di un testo e le prove di Santa Giovanna sono iniziate esattamente così, sembrava di essere in classe”.

Qual è stato l’approccio a Brecht?
“A Ronconi non piaceva particolarmente questo testo, soprattutto a livello drammaturgico. È come se fosse stata una sfida. Ha voluto capire quanto Santa Giovanna fosse un testo attuale senza fare lo sforzo di attualizzarlo. Così, a una delle prime lettura a tavolino, durante le prove, ha esordito dicendo: «Signori, questo deve diventare un cartone animato». Ha scelto quei grossi barattoli che ci sono in scena. Poi ci sono state modifiche fino all’ultimo”.

Ad esempio?
“Fino a poco prima del debutto noi poliziotti aprivamo lo spettacolo e portavamo degli ombrelli, poi quella scena è stata tagliata. Ci sono state anche piccole modifiche sulla scenografia: a un certo punto, verso la fine della spettacolo, quando si sentono i bombardamenti, compariva sul palco un giornale che dondolava, appeso ad un filo, come una sorta di altalena; la cosa non funzionava e allora, quasi per caso, si è arrivati alla soluzione. Qualcuno ha lanciato il giornale dall’alto appallottolato attorno a un sasso, come una cometa. A Ronconi è piaciuto; il risultato è di grande effetto sul pubblico. Infatti spesso capita di sentire dal palcoscenico gli spettatori che si chiedono, un po’ preoccupati, cosa stia succedendo. Per noi è molto curioso, interessante”.

Siete a contatto con attori di grandissima esperienza. Che tipo di rapporto si è creato?
Maria Paiato ci è molto vicina: ci dà consigli, spesso racconta le sue esperienze, è come una zia per noi. Pierobon è più sulle sue ma quando parla colpisce nel segno. Per esempio, un giorno gli ho chiesto un consiglio su una battuta e lui mi ha risposto: «Il teatro non si insegna. Ti devi divertire. Tu come faresti questa battuta?». E io: «Da nazista». Lui: «E allora falla così, basta che non mi picchi». Imparo moltissimo da lui”.

Ormai le repliche stanno per finire, sarete in scena fino al 5 aprile. Un bilancio?
“Su due piedi ti dico che mi mancherà il pubblico e sarà un dispiacere abbandonare il palco del Teatro Grassi. Ma ora c’è da tornare a scuola. Siamo all’inizio, da imparare c’è ancora molto”.

Camilla Lietti