C’è un’altra Grecia al di là dell’immagine oleografica di casette bianche e azzurre, marmi e mari limpidissimi. Ad esempio quella che ha la voce del rebetiko, e il fermento di un paese che cerca di riemergere dalla crisi, come si legge nel recente volume di Iperborea The Passenger – Grecia. Per quanto riguarda il teatro, sono ancora rare e limitate le presenze greche nel nostro Paese, anche se qualche novità comincia a emergere nel deserto delle pubblicazioni: nel 2014 un numero monografico di “Culture Teatrali indagava aspetti del teatro greco contemporaneo, poi è arrivata finalmente la traduzione del Metodo del Maestro Terzòpoulos (Il ritorno di Dionysos, Cue press, 2017). Quanto ai testi, un’interessante polifonia utopica e autoironica firmata da Andreas Flourakis e intitolata Voglio un paese ha vinto le selezioni Eurodram 2018 e fra pochi giorni al Festival di Napoli sarà presentato il volume antologico Viaggio nel teatro greco contemporaneo edizioni Etp Books. Piccoli passi per disegnare i contorni di un universo ribollente di energie che l’Italia ancora stenta a riconoscere. Meritoria quindi ogni iniziativa, e ghiottissima l’offerta dell’appuntamento di Milano incontra la Grecia 2019, curato da Alexandra Papadòpoulos in collaborazione con il Piccolo Teatro: musica, danza, performance e teatro.

Katharì Poli (Città pulita) merita attenzione. È una produzione del 2016 dei giovani “dioscuri” del teatro greco contemporaneo, Anestis Azàs e Pròdromos Tsinikoris. Li avevamo conosciuti ad Atene e poi a Milano nel 2012, a fianco dei Rimini Protokoll, per uno spettacolo in cui Atene si guardava allo specchio e riscopriva la partecipazione democratica del fare teatro e sentirsi polis (qui la recensione di Prometheus in Athens e l’approfondimento sul numero 22 di Stratagemmi). Da allora i due ne hanno fatta di strada, diventando protagonisti della scena ateniese. Negli ultimi quattro anni hanno diretto la Scena Sperimentale del Teatro Nazionale, portando un’inedita ventata di dinamismo: quindici grandi produzioni (di cui nove dirette da donne), l’organizzazione del Festival dei Nuovi Talenti, con scelte che hanno lanciato spettacoli importanti. E tutto con un budget ridottissimo.

Sulla linea del teatro-documento, i loro lavori sono sensibili al tema dell’immigrazione (gli stessi Azàs  e Tsinikoris hanno sperimentato una vita divisa fra Grecia e Germania, per ragioni famigliari o di vita). Ricordiamo lo spettacolo Telemaco. Should I stay or shoud I go (2013), con due generazioni di immigrati in Germania a confronto, i Gastarbeiter (i cosiddetti “lavoratori ospiti”)  di ieri e i giovani di oggi, e il recente Hellas. Monaco (2018), sui Greci che hanno abbandonato il paese negli anni della crisi. Fra queste due tappe, Città Pulita (2016), un grande successo che ha già toccato le principali città europee e ora è approdato a Milano. Spettacoli impegnati, temi di scottante attualità, ma con il pregio di un tono leggero e auto-ironico.

“Città pulita” non è uno slogan ecologico, ma fa il verso a certi enfatici proclami di stampo neo-fascista che invitano a fare piazza pulita degli stranieri-invasori e a ripulire la comunità “infettata” da questi intrusi parassiti. «Stanchi di sentire le solite frasi, abbiamo scelto questo titolo, da intendere alla lettera: chi pulisce davvero questa città? Le donne delle pulizie straniere. E così abbiamo deciso di portare in scena queste donne e di condividere le loro storie» (Pròdromos Tsinikoris, ‘Avghì’, 01.02.2016). Una scelta forse anche “politica”: occorre ricordare il terribile episodio di Konstantina Kouneva (presente come voce off anche in Prometheus in Athens), immigrata bulgara, leader del sindacato greco delle donne delle pulizie, aggredita con l’acido nel 2008. Fra l’altro proprio in occasione delle ultime elezioni, a cui si è candidata, le sono piovuti addosso nuovi insulti e minacce… Forse implicitamente è anche a lei che lo spettacolo idealmente è dedicato e sul suo profilo Facebook leggiamo entusiasmo e apprezzamento per il lavoro dei due registi.

Non si tratta di una confessione strappalacrime, anzi, ci sono simpatici intermezzi di musica, ballo (con un battipanni a mo’ di chitarra e il piumino da spolvero come bastoncino da majorette), e tanta auto-ironia: momenti incantevoli proprio per i movimenti goffi di queste non-attrici, che sprizzano però energia e ottimismo. Ed è il tono giusto, perché le cinque donne ci conquistano subito. Sono Freda (Filippine), Drita (Albania), Valentina (Moldavia), Rositsa (Bulgaria), Mabel (Sud Africa). La scenografia riproduce un ambiente domestico, con scaffali, asse da stiro, poltrona, e tutte sono armate di grembiuli, strofinacci e altri arnesi del mestiere.

Con il dito minaccioso Rositsa dice: «Signore e signori, mi raccomando, non lasciate cicche, carte o bottigliette sotto la poltrona. Perché poi siamo noi a dover pulire le vostre robe!». Ecco la complicità in questo simpatico invito: ci accolgono, ricordandoci di essere una polis teatrale “pulita”, cioè civile e pronta all’ascolto. Le loro storie procedono con qualche sfilacciatura ma con grande spontaneità e ancora qualche inciampo nella lingua (parlano in greco). Non sono attrici, ma in questo teatro di realtà recitano se stesse, “super-eroine della quotidianità”, come le rappresentava la locandina ad Atene.

Attraverso la loro prospettiva emerge un ritratto straniante della Grecia, che va dalle prime impressioni (“Come è grande Atene!”, “I lavandini sono in marmo!”), alla lotta contro gli stereotipi (la filippina scambiata per cinese: “tu mangi solo riso?”) e il sospetto, il duro lavoro (avances, sfruttamento, umiliazioni), la nostalgia di casa, i labirinti della burocrazia, la preoccupazione per la pensione, gli episodi di razzismo (le retate di Alba Dorata che hanno portato a violenze e morti), la paura e il lento corso della normalità, i sogni per il futuro, ma anche il disincanto sul greek system, e naturalmente la fierezza di essere in uno spettacolo!

Tutte hanno alle spalle storie normali, studi e carriere avviate ma interrotte (impiegata, docente universitaria, architetto, cantante). I terremoti nelle loro vicende sono dovuti a epocali cambiamenti geopolitici, come l’apartheid in Sud Africa o la dissoluzione dell’Urss. A fronte di situazioni insostenibili (licenziamenti, impoverimento, clima oppressivo), con il cuore straziato hanno avuto il coraggio di partire per il bene della famiglia. E grazie al loro sudore i figli, nati o cresciuti in Grecia, hanno realizzato i loro sogni (Drita è madre di Enke Fezollari, famoso e ricercato regista di teatro; Mabel, di una campionessa di basket). Una sociologa che appare in video spiega che queste donne straniere spesso si sono lasciate alle spalle un clima di arretratezza patriarcale e sono cresciute, costruendo da sé la propria vita, evidenziando come anche per la donna greca sia stato il lavoro a permettere l’evasione dalla prigione casalinga. E infatti Anestis Azàs sottolinea: «Non ci interessa la vittimizzazione: non bisogna guardare ai migranti in cerca di una vita migliore soltanto come a delle vittime. Sono anzitutto un soggetto attivo che cambia il mondo. Ed è quello che vogliamo mostrare» (“Athinorama”, 28.01.2016).

Angeli dei nostri focolari (la “bulgara”, la “filippina”), persone spesso invisibili e anonime, eccole qui in carne ed ossa, con un nome e una storia vera. «La cosa più importante è continuare a essere anthropos», dice una di loro in un messaggio skype a una figlia lontana, e anche a noi. Gli applausi scrosciano ininterrotti per dieci minuti: le cinque donne sono imbarazzate, si inchinano un po’ goffe, stupite e contente. Le guardi, e provi un misto di tenerezza, ammirazione e senso di colpa. Forse torniamo a casa con uno sguardo più “pulito” e sgombro da stereotipi.

Gilda Tentorio


Καθαρή Πόλη (Città Pulita)

Ricerca, testo e regia: Anestis Azàs & Pròdromos Tsinikoris
Con: Mabel Matshidiso Mosana, Rositsa Pandalieva, Fredalyn Resurreccion, Drita Shehi, Valentina Ursache
Drammaturgia: Margarita Tsomou
Produzione: Fondazione Onassis e Goethe Institut, progetto EUROPOLY
Prima rappresentazione: febbraio 2016 – Casa delle Arti e della Cultura (Fondazione Onassis, Atene)

Visto al Piccolo Teatro di Milano nell’ambito di Milano incontra la Grecia_10 giugno 2019