di Antonino Crisà

Il presente contributo, seguendo la storia della ricerca antiquaria ed archeologica, si prefigge lo scopo di esaminare la produzione di maschere teatrali d’età ellenistica nell’area della Sicilia settentrionale. In particolare a Lipara (Lipari, ME) si sviluppò in stretta connessione con l’ambito funerario un fiorente artigianato, intensificatosi soprattutto nel III sec. a.C., non casualmente in contemporanea con la grande diffusione del teatro di Menandro. Nell’ambito dell’antiquaria del XIX sec. ebbe notevole rilevanza in quell’area della Sicilia E. Pirajno (1809-1864), barone di Mandralisca, erudito numismatico e studioso di antichità, il quale si prodigava in sterri e ricerche presso le necropoli liparesi di contrada Diana, rinvenendo manufatti di gran pregio, successivamente trasferiti presso il suo palazzo nobiliare di Cefalù (PA). Pare che il barone nutrisse un certo interesse collezionistico per i reperti “teatrali”, come è provato da un acquisto effettuato presso Tindari (ME). Negli anni ’70 del Novecento fu scoperta nello stesso sito la grande maschera marmorea di Priamo (?), differente per funzione e originaria collocazione rispetto alle altre terracotte teatrali. A Lipari operò per altri fini lo scozzese J. Stevenson (1822-1903) e più tardi P. Orsi (1859-1935), seguito dall’illustre e attivissimo archeologo L. Bernabò Brea (1910-1999), il quale dedicò amplissimi studi allo studio della produzione di terracotte teatrali.