regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedesci (Carrozzeria Orfeo)
drammaturgia di Gabriele Di Luca
visto al teatro Out Off_ 1-6 Ottobre 2013

Una partita di marijuana da esportare in Messico, una giovane obesa alla disperata ricerca di relazioni umane, un padre di famiglia transessuale, una madre affetta da dipendenza per il gioco. Non è una nuova serie televisiva, non è un film di Almodovar, né l’ultima pellicola di Ozpetek: Thanks for Vaselina è uno spettacolo di Carrozzeria Orfeo, una delle più interessanti giovani compagnie emerse negli scorsi anni (è del 2012 il Premio Nazionale della Critica). A firmare il testo è Gabriele Di Luca, che si è distinto nel panorama della drammaturgia emergente per la sua scrittura cruda, ritmata ed efficace. I personaggi dei testi di Di Luca sono immersi nella contemporaneità: parlano in gergo, dicono parolacce, fanno riferimento alla cronaca o alle mode offrendo così un ritratto nitido (ma non troppo rassicurante) nel mondo dei trentenni di oggi. Ma non è pura mimesi, quella di Carrozzeria Orfeo: i dialoghi sincopati, il tono volutamente grottesco ed esasperato delle situazioni, i personaggi credibili ma stralunati ci ricordano che il teatro è una lente che deforma, ingrandisce, amplifica.

L’esordio di Thank’s for Vaselina è un fuoco di fila di battute che travolge lo spettatore senza lasciargli in tempo di difendersi; e tutta la prima metà dello spettacolo passa in un lampo, mentre i protagonisti – i due amici Fil e Charlie –  cercano demenziali escamotage per portare a termine un traballante progetto di spaccio internazionale. Si ride del barboncino ripieno di marijuana che scappa per le strade, delle battute politically incorrect, delle volgarità senza filtro: ed è il ritmo a farla da padrone. Poi la vicenda evolve, emergono ferite, dolori, inferni quotidiani: c’è chi è malato di solitudine, come la grassa Wanda, c’è chi, come Fil, non riesce a perdonare, chi si accorge di non essere stato mai felice. La morale, si sa, è che dobbiamo accettarci come siamo e che qualcosa di buono c’è sempre, purché siamo disposti a vederlo. Il rischio di una caduta retorica potrebbe essere a un passo: ma i bravi attori di Carrozzeria Orfeo (su tutti Alessandro Tedeschi, una transessuale di incredibile delicatezza e Beatrice Schiros, una indimenticabile madre-tornado) se ne tengono lontani con un’interpretazione generosa e sincera.
Il pubblico lo percepisce e li premia: il teatro è gremito di spettatori giovani che ridono, si commuovono, sentono che le vicende sul palco li riguardano. Una lezione da cui molto teatro contemporaneo, chiuso in stilemi troppo spesso autoreferenziali, dovrebbe imparare.

Maddalena Giovannelli