In questo numero di Stratagemmi troverete qualcosa di speciale. Niente rivoluzioni nel formato o nelle sezioni della rivista, bensì una novità nel contenuto. Per la prima volta, all’interno del Taccuino, pubblichiamo un copione integrale. Se ad alcuni parrebbe naturale, chi meglio di una rivista teatrale può divulgare un testo completo, in realtà è un’operazione che potrebbe far storcere il naso a molti. Perché oggi, in Italia, è difficile se non praticamente impossibile che un editore, grande o piccolo, specializzato o meno, si prenda la briga di dare alle stampe un copione. Ed è persino difficile, di questi tempi, mettersi a leggere per intero i classici, Shakespeare o Molière che siano, per il puro godimento della lettura senza preferire l’ennesima messa in scena. E allora, oltrepassando queste convinzioni, vi proponiamo un testo, inedito e mai rappresentato, che ci ha colpito fin dalla prima lettura: Guerre di media intensità di Gianfrancesco Turano, giornalista, romanziere e, naturalmente, drammaturgo. Rubiamo una riflessione dell’autore, per spiegare meglio la nostra operazione. “La differenza che corre tra scrivere un romanzo e un testo teatrale è la prospettiva. Quando lavoro per il teatro io sono la scena, sono sulla scena, la vedo e vedo il pubblico, da lì non scappo io e non scappano loro”. Dentro il teatro, per il pubblico: questo sguardo è la stesso che anima, da un anno e mezzo a questa parte, il nostro lavoro. Scrivere di teatro e far conoscere il teatro, e poi leggere teatro. Leggerlo perché, come in questo caso, se il contenuto si rivolge e critica la contemporaneità, con il linguaggio della scena, può aiutare a comprenderla meglio.
E allora riacquista il valore che aveva una messinscena nel quinto secolo a.C.: non a caso il saggio che apre la prima sezione indaga la dimensione politica della tragedia eschilea nel rapporto tra teatro e storia. Nel secondo intervento, il campo di analisi è il mutare dl protagonista da Eschilo a Euripide: da eroe a uomo tragico, attraverso una sempre maggiore attenzione al dato biografico e ai legami affettivi. Segue uno scorcio sul panorama teatrale italiano al finire del XIX secolo: come lavorano le nuove compagnie e in particolare il caso del Teatro esperimento tra sostegno pubblico e iniziativa autoriale. Da ultimo, una messa in scena del Pluto di Aristofane ad opera del senegalese Mandiaye N’Diaye. Dalla Grecia all’Africa, la festa dionisiaca diventa il cerchio del sabàr, rito comunitario a forte presenza femminile, il luogo dove è lecito dire tutto quello che si vuole e tacere quello che non si vuole rendere noto. Non è forse questo il teatro?