È “armonia” la parola vademecum per tutti gli abitanti di DanceHaus. Almeno è così nelle intenzioni della sua fondatrice, Susanna Beltrami, che da sempre guarda allo spazio di via Tertulliano più come una casa che una semplice accademia. E, in effetti, senso di  comunità è anche ciò che rimane allo spettatore dopo la visione del docu-film A dancing tale, realizzato da Salvatore Lazzaro e dedicato proprio alla creazione e al progetto DanceHaus. Le telecamere si sono soffermate di volta in volta sui vari protagonisti dell’accademia, indagando la preparazione che si cela dietro spettacoli come Links o Io Sono il Bianco del Nero, così come il lavoro quotidiano di danzatori e insegnanti tra le mura dell’accademia. Tra piccoli infortuni e ansie prima dell’ingresso sulla scena, si percepisce che quella ricercata dagli insegnanti sotto l’egida Beltrami non è semplicemente l’armonia dei corpi, ma anche quella tra persone, necessaria per camminare insieme lungo un percorso che è sempre in divenire. La costruzione del progetto è partita da zero ricorda Beltrami: «Questo posto ha aperto in un mese e mezzo. Era un deposito di scenografe e strumenti di scena ma dopo quattro anni ci eravamo già allargati in un secondo spazio». E ancora questa crescita non si è interrotta con il costante approdo di nuovi talenti.

Uno degli spazi di DanceHaus

Anche il rapporto tra tecnica ed espressione di sé diventa uno dei nodi focali su cui il film di Lazzaro torna più volte. «La tecnica serve per potersi esprimere, ma non si deve vedere» osserva Matteo Bittante, tra i docenti dell’accademia, sottolineando che uno dei punti di forza del metodo Beltrami sta proprio nell’individuare la complementarietà tra il desiderio di espressione di sé (tipico proprio soprattutto dei più giovani) e il sapere che disciplina questa necessità. Per alcuni danzatori della scuola, di cui ascoltiamo le parole, salire su un palco è come indossare altri vestiti, quasi si potesse esprimere sé stessi solo in quel preciso momento: è qui che la tecnica serve da veicolo, senza però soffocare la sensibilità individuale. Quando, a fine proiezione, ormai le luci in sala si sono riaccese e scatta l’applauso, l’insegnamento di A dancing tale appare forte e chiaro: è nella danza, nell’armonia del corpo, che possiamo rimpossessarci del nostro, preziosissimo, equilibrio personale.

Simone Muscionico e Daniele Rigamonti


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