MilanOltre ci cala nell’atmosfera profonda e impalpabile della danza cinese. Stavolta però non siamo a teatro! L’incontro collaterale alla visione dello spettacolo Jue Aware della Beijing Modern Dance Company, si tiene all’Istituto Confucio dell’Università di Milano. Valeria Crippa, giornalista del “Corriere della Sera”, intervista le due star della compagnia, le danzatrici Gao Yanjinzi e Luo Lili, rispettivamente figlia e madre entrambe in scena. Ci raccontano che Jue Aware mira a esprimere qualcosa di intimamente femminile: il rapporto di una donna con la propria genitrice. Coreografa è Gao, bravissima nel rappresentare il dialogo tra due generazioni attraverso due stili diversi, quello della danza moderna e quello della danza tradizionale cinese. La prima, nel panorama orientale, si costruisce su un’ossatura di “modern” americana e tedesca, energica e dinamica, ricamata sul fluire dei gesti della tradizione asiatica. La seconda è invece una lenta elaborazione dell’antica opera cinese e di alcune arti marziali. La differenza, più che nel gesto, è nella filosofia che lo genera, una spiritualità profonda che precede l’allenamento muscolare: in Oriente il danzatore compie infatti un percorso interiore capace di allineare la sua anima al corpo. Così le emozioni sono espresse con ogni minimo movimento, anche solo un respiro. Nel titolo “jueha allora due significati in apparenza opposti: risveglio e dormire. Quando una persona contatta la propria anima, si risveglia; ma la naturalezza del ballo che Gao propone è quella dell’assopimento. Un concetto non semplice da comprendere a parole. Meglio allora lasciare spazio alla danza commovente e totalmente spontanea di Gao che, congedandosi da noi presenti in sala, saluta anche gli spiriti fluttuanti che vanno sempre contemplati  “con disposizione accogliente”. La danzatrice ci racconta infatti che è il quarantanovesimo giorno dalla morte di un suo caro amico, momento in cui l’anima si distacca dal corpo e inizia il processo di reincarnazione (secondo la tradizione buddista). È proprio in questo saluto danzante che le barriere linguistiche che ci separano da Gao si infrangono e fluisce potente il linguaggio universale del corpo: comunicativo e introspettivo nello stesso tempo.

Micol Sala

Conversazione con Beijing Modern Dance Company, a cura di Valeria Crippa, tenutasi il 4 ottobre 2018.


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