Quando i danzatori di Fattoria Vittadini entrano nell’aula dell’Università degli Studi di Milano, accompagnati dalla coreografa di MY.TRUE.SELF.revisited, Maya Weinberg, la lezione di Francesca Pedroni, giornalista e critica di danza, si trasforma in una sorta di piccola intervista. Gli ‘otto Vittadini’ si siedono sui banchi in prima fila e si presentano, spiegando subito da dove proviene il nome del collettivo: “L’edificio dell’attuale Scuola Civica Paolo Grassi – spiega Maura di Vietri – prima era una centrale del latte e dello yogurt, che si chiamava per l’appunto Fattoria Vittadini. È stato difficile associare questo nome a una compagnia di danza, ma abbiamo voluto rendere omaggio all’accademia che ci ha fatti conoscere e ci ha permesso di nascere”.

La presenza di Maya Weinberg è occasione per approfondire MY.TRUE.SELF.revisited, spettacolo che viene riproposto dal collettivo – in scena all’Elfo Puccini il 12 ottobre – a quasi otto anni di distanza dalla sua prima realizzazione. È proprio Weinberg a raccontare come sia iniziato il lavoro su questa coreografia, quando, al suo primo incontro coi danzatori di Fattoria Vittadini, aveva intervistato ciascuno con domande semplici e personali. Se lo ricorda bene anche Riccardo Olivier: “Lavorare con Maya può risultare difficile per chi vuole risposte certe. Spesso lei, invece di rispondere e dirti cosa fare, pone una domanda, lasciando aperta la risposta”. “Con questa versione revisited dello spettacolo abbiamo avuto la possibilità di guardarci veramente da fuori, da un’altra prospettiva – confida Pieradolfo Ciulli –È un lavoro fortemente basato sulla sensibilità e sull’ascolto: quello di noi stessi ma soprattutto dello spazio e del gruppo, del nostro relazionarci”. Ed è stata proprio questa impostazione, dettata dalla coreografa otto anni fa, a influenzare  inconsciamente tutta la struttura di Fattoria Vittadini. “Maya vuole che il pubblico sia sempre pronto a cambiare prospettiva” spiega Riccardo, “e forse è per questo che delle nostre prossime produzioni non si possono mai prevedere i colori, il segno coreografico, il rapporto con musica e spazio”. Lavorare negli anni con diversi coreografi, affrontare il cambiamento, ha permesso loro di capire cosa sia Fattoria Vittadini: una “compagnia fluida”, la cui riconoscibilità risiede proprio nella libertà di scelta.

La lezione si è quasi conclusa e Noemi Bresciani ci regala un’immagine semplice, che però è in grado di racchiudere l’essenza stessa di questo collettivo capace di essere gruppo e, al tempo stesso, di lasciare liberi i suoi componenti nel seguire il proprio percorso personale. “A me piace identificarci come un asterisco: c’è un punto nel mezzo in cui ci si incontra, ma poi la singola retta può andare lontano quanto vuole”.

Sara Monfrini

Incontro con Francesca Pedroni, Fattoria Vittadini e Maya Weinberg tenutosi all’Università degli Studi di Milano l’11 ottobre 2017

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