La lezione di Michele Merola, come dice lui stesso, non è canonica: dopo il riscaldamento inizia subito a insegnare la coreografia. Eppure, come nella più ‘regolare’ delle lezioni, mostra passo dopo passo i movimenti alle danzatrici: spiega innanzitutto con il corpo, ma anche con la voce. Proprio dalle parole e dai commenti del danzatore – quasi un “dettato” ai corpi delle ballerine – si possono trarre gli spunti più chiari per capire la sua concezione di danza.

Ascolta la mia voce

“Sdraiatevi. Ora non fate altro che ascoltare la mia voce”. In tutta la sala risuona una musica lenta, rilassante, orecchiabile. Le indicazioni di Merola si intrecciano al ritmo e alla melodia. In quasi perfetta sincronia le danzatrici, senza vedere il coreografo ma semplicemente ascoltandolo, ripetono i suoi movimenti.

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Immagina che qualcuno ti tiri

Il primo movimento della coreografia prevede di allungare, da seduti, il braccio sinistro sopra e oltre la spalla destra. È un gesto semplice che viene sottovalutato dalle ballerine: tutte lo sbagliano. Un’intenzione non è sufficiente per creare il movimento, a volte l’unico modo per eseguirlo è essere coinvolti in un’azione immaginaria: perché il gesto sia vero, estremo, appassionato, le danzatrici devono immaginare che qualcuno le stia tirando per il braccio. Essere trascinati da una mano invisibile rimane, da questo punto in poi, un motivo costante: è il primo stimolo ad andare oltre la semplice partitura coreografica.

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Esagera tutto

Le ballerine si devono ora destreggiare tra contorsioni, intrecci e movimenti molto ampi delle braccia, delle gambe, del bacino: viene loro chiesto che tutto sia esagerato, amplificato. Così alzare un braccio non si limita al moto di un arto, ma è un impulso che parte dalla scapola e libera la sua energia verso l’alto, nel vuoto. Ogni parte del corpo coinvolge entro il suo campo d’azione lo spazio circostante: Merola chiede “di più, di più, di più”, fino all’esaurirsi del movimento.

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Recupera il movimento

Conseguenza dell’andare oltre le forme e la misura è il ritorno all’ordine: a ogni gesto esasperato corrisponde rigorosamente il suo opposto. Se prima le ballerine inginocchiate facevano oscillare i fianchi in un ampio movimento circolare, ora si rannicchiano chiudendosi su se stesse pronte per la prossima esplosione.

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Crea una dinamica

“In una lezione di questo tipo mi aspetto subito che si attivi una dinamica personale: cerco nelle persone un brio, una sfumatura che vada al di là dell’imitazione dell’insegnante. Il mio obiettivo, in una lezione in cui mi relaziono con una classe nuova, non è quello di avere danzatori che eseguono in modo pedissequo i miei movimenti: a un certo punto i ballerini devono mettere del loro nel gesto e saperlo sviluppare”.

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Tieni presenti le basi

“Ho un rapporto bellissimo con il classico, vengo da quella scuola e non l’ho mai rinnegata. Per mee per i miei danzatori rimane la base fondamentale”.

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Lidia Melegoni

Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MilanOltreView