«Prendetevi tutto lo spazio» esordisce così Stefania Ballone, danzatrice del Teatro alla Scala e coreografa, davanti alle giovanissime allieve che, in attesa della sua masterclass, si stanno riscaldando riunite in un angolo dell’ampia sala. Gli occhi sgranati che spuntano dalle mascherine tradiscono la loro prevedibile emozione e un po’ di timore.
Dopo le presentazioni, si inizia subito con un pezzo da imparare. Le allieve più sicure prendono i posti in prima fila, ma sono tutte indistintamente attente: nessuna vuole restare indietro e ogni volta che la coreografa si ferma per pensare al passo successivo, il gruppo ripassa le sequenze appena mostrate.
Una volta pronte le giovani danzatrici vengono divise in tre gruppi e parte la musica, ritmata, a tratti frenetica. Le allieve rinunciano allo sfoggio di “gambe alte” della loro preparazione classica per fare spazio alla ricerca della qualità del movimento contemporaneo.
Il tempo scarseggia ma questo non impedisce a Ballone di interrompere la musica per rispiegare i conteggi o mostrare un passaggio non chiaro. «Stendete veramente la tovaglia sul tavolo», spiega: una suggestione visiva per incoraggiare un movimento che sia davvero consapevole e intenzionale.
Nonostante le correzioni, nessuna si scoraggia: l’attenzione aumenta e la timidezza diminuisce. Ogni passo avanti viene prontamente accompagnato dall’approvazione di Ballone, soddisfatta delle allieve che prendono consapevolezza della propria presenza. E se qualcuna si perde un passaggio non importa: «succede spessissimo», ricorda la coreografa.
Non appena la costruzione è salda nella memoria di tutte Ballone aggiunge un tassello: ogni gruppo, dei tre che si erano creati, dovrà iniziare da una frase diversa così da creare alcune transizioni che diano vita a una piccola composizione coreografica. La lezione ormai è quasi finita; le ragazze si sono progressivamente sciolte: ridono, non hanno paura di prendersi lo spazio, di fare domande e sono pronte a realizzare dinamiche di gruppo.
L’obiettivo è proprio quello di capire la potenzialità di poche frasi danzate, come spiega Ballone a lezione terminata: «Con quattro semplici frasi possiamo giocare in mille modi. Come nella vita ci sono dei momenti veloci e dei momenti in cui dobbiamo stare. È bello vedere la differenza di queste dinamiche». Una lezione di creatività fondamentale per le giovani danzatrici, che, soddisfatte, escono salutando e ringraziando; una di loro ha il sogno di diventare coreografa e sfrutta l’occasione per fermarsi a chiedere altri consigli.
Bettina Bernardi
Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MILANoLTREview