Le risate e gli esercizi improvvisati delle allieve, giovanissime, che attendono Stefania Ballone ricordano il clima delle ore di ginnastica a scuola, fatte di borsoni, tute e calzini di spugna. Anche Stefania, la stella della Scala, fa il suo ingresso all’insegna dell’informalità, in felpa verde e pantaloni Adidas blu. Subito chiama a sé le ragazze: “sappiate che io non rinnego la mia formazione classica, anzi, è la base fondamentale su cui costruire. Poi, se uno è un ballerino vero, può e deve sperimentare anche le altre forme espressive del suo corpo. Quindi iniziamo con la sbarra!”. La prima ora di lezione è balletto classico allo stato puro.
Stefania sempre sorridente, leggerissima e impeccabile, mostra degli esercizi “basic” alle allieve che la osservano un po’ intimorite. Sembra di essere davanti al cigno che insegna ai piccoli a volare. Ai gesti perfetti, totali, sempre netti e portati fino in fondo, della ballerina rispondono le punte tremanti delle ragazze, che con grande impegno le tengono dietro un esercizio dopo l’altro. Finito il riscaldamento si passa a qualcosa di più “free”. Tutte a terra, si dà il via alla danza contemporanea! Stefania prima mostra i movimenti, poi osserva le allieve da una sedia, sfidandole continuamente a qualcosa di più: “perché ridete? Vi sembra impossibile? No, ci vuole solo concentrazione”. Ed ecco, le ballerine sono di nuovo tutte in piedi per l’ultimo esercizio, il dialogo. Si tratta di imparare il fondamento della coreografia, creare a coppie un discorso fatto di azione e reazione lavorando con la meccanica più semplice che ci può essere in una relazione. “Puntiamo a togliere tutto quello che c’è in più perché molto spesso è finto. Partendo dal nucleo essenziale si può costruire un discorso vero”. Su una musica elettronica martellante, che non ha niente a che vedere con i leggiadri esercizi classici, le ragazze si muovo attente, imparando a sentire e ascoltare le compagne. Stefania gira tra le coppie compiaciuta, ma pronta a riprenderle al primo sentore di artificiosità: “Non si capisce chi di voi sta parlando ora e chi risponde. Non vi state sentendo veramente, un ascolto reale crea una costruzione chiara in cui c’è tutto, nulla da aggiungere”. Ma sono già le cinque, e dopo un applauso grato e un breve scambio di saluti escono tutte dalla palestra sotto lo sguardo soddisfatto del cigno della Scala.
Maria Chiara Giorgioni
Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MilanOltreView