Valeria Crippa, giornalista e critica di danza, intitola il suo intervento presso l’Università degli Studi di Milano “Louise Lecavalier – Un cavaliere senza riposo”: quasi un nomen omen per uno spirito combattivo che, grazie a un’instancabile sperimentazione, è divenuto un personaggio iconico.
Le collaborazioni con David Bowie e le apparizioni sul grande schermo (Strange Day di Kathryn Bigelow, 1995) hanno reso l’artista canadese nota anche al grande pubblico: del resto Lecavalier dimostra fin da giovanissima di non temere la contaminazione e, anzi, la persegue dividendosi fra formazione accademica e lezioni di jazz e hip-hop.
La ricchezza e la varietà dei suoi studi sono fattori su cui Crippa insiste particolarmente durante la lezione: “riaffiorano nelle coreografie, in cui classico e contemporaneo si fondono e si illuminano a vicenda, fino a rivoluzionare il linguaggio della danza”.

L’equilibrio tra tradizione e innovazione diviene emblematico a partire da Human sex, spettacolo del 1985 con cui Lecavalier, insieme alla compagnia “La La La Human Steps” (fondata da Édouard Lock), impone una nuova estetica, che punta a riproporre il canone in veste attualizzata. Ecco allora che Crippa si sofferma su questa storica performance e ne mostra alcuni video per illustrare come gli elementi stereotipici del duetto assumano connotati inediti e mirino a rivendicare la parità dei ruoli tra uomo e donna. Nonostante i costumi e i movimenti propri della danza classica, le convenzioni gerarchiche sono scardinate nei momenti in cui la danzatrice solleva e fa roteare il compagno, interpretando una parte convenzionalmente maschile.

Il focus sulla coreografa canadese non può concludersi senza un approfondimento su Battleground, spettacolo in scena a MilanOltre, che “ancora una volta – spiega Crippa – è costruito su un duetto all’insegna del dialogo tra i generi: la coreografia, ispirata liberamente a Il cavaliere inesistente di Italo Calvino, si fonda sull’oscillazione tra due estremi. Da una parte il personaggio di Agilulfo, anima riflessiva ma evanescente ed eterea, prende vita attraverso posture in elevazione derivate dal linguaggio accademico più rigoroso; di contro, lo scudiero Gurdulù esprime la propria fisicità terrigna sfruttando codici più moderni”.
Chissà se, come la grande letteratura, anche l’ultima fatica dell’artista canadese sarà in grado di sfruttare il confronto tra classico e contemporaneo e riuscirà, parafrasando Calvino, a scuotere dall’indifferenza, per definire se stessi in rapporto o in contrasto con la tradizione.

Nadia Brigandi

Incontro con Valeria Crippa su Louise Lecavalier tenutosi all’Università degli Studi di Milano il 3 ottobre 2017.

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