Di e con Silvia Girardi
visto al Teatro La Scighera di Milano _13 marzo 2013
Dopo dodici anni passati negli Stati Uniti Silvia Girardi torna in Italia: ALL I WANTED TO SAY, in anteprima alla Scighera, affronta il tema caldo della comunicazione nell’era digitale.
Il pubblico è accolto con un programma di sala proiettato sullo schermo al centro del palco: si annuncia che lo spettacolo sarà articolato in una serie di stanze e di quadri autonomi, con i relativi ringraziamenti ai numerosi collaboratori che vi hanno preso parte (nove artisti italiani e internazionali, scenografi, attori, poeti). La scenografia è ridotta all’essenziale: uno sgabello laterale, uno schermo e una scatola che evocano un luogo interiore e raccolto, privo di ornamenti e dettagli realistici e materiali.
ALL I WANTED TO SAY appare da subito un viaggio multidisciplinare più che uno spettacolo convenzionale: danza, teatro, poesia, video, arte digitale e musica si alternano di continuo sulla scena per parlarci, in modo inedito e originale, dell’universo della comunicazione attuale, dagli sms alle email, dai social networks alle chat, rivelando tutto ciò che rimane non-detto e sotteso.
Silvia Girardi propone così una partitura multiforme capace di fondere linguaggi artistici eterogenei e di mettere in comunicazione numerosi artisti. Il tentativo di contaminazione e ibridazione, se non sempre risulta armonico e rischia talvolta di inficiare continuità e ritmo dello spettacolo, riesce tuttavia a immergere lo spettatore in un ambiente straniante ed evocativo: un inedito collage di testi, interventi video, voice-over, chat rooms trasposte e dialoghi in scena offre una riflessione sul ruolo della tecnologia nel nostro modo di comunicare.
Ad essere rappresentata è soprattutto l’ossessione del social networking, le numerose comunità di utenti e amici telematici, l’accumulo patologico di relazioni superficiali. Dietro questa invasione smisurata della tecnologia – sembra dirci Silvia Girardi – si nasconde però un’esigenza inalienabile per l’essere umano: l’incontro, il dialogo, lo scambio reciproco. Le parole che milioni di utenti inviano tramite la rete, siano esse un sospiro, una risata o un lamento, non sono che la ricerca di una presenza, tanto più cercata perché percepita come distante e fugace.
Silvia Girardi e Giuliano Pirotello – la prima in carne ed ossa sulla scena, il secondo presente solo in video – rappresentano gli archetipi femminile e maschile, che interagiscono in diverse varianti di relazioni interpersonali (amanti, fratelli, studenti, genitori). Allo spettatore non viene proposta una narrazione dallo sviluppo lineare con una storia e dei personaggi definiti, ma piuttosto una performance dalla forte impronta visiva che mescola con sapienza alto e basso: citazioni da Beckett, Brecht e Saffo – solo per menzionarne alcune – convivono accanto a interviste, lettere di figure storiche, conversazioni in chat, linguaggi ibridati tra italiano e inglese, aggiornamenti da Twitter e Facebook. Si susseguono immagini e ambienti diversi (la stanza del caos, la stanza dell’acqua, la stanza del sole solo per citarne alcuni), ognuno con una propria energia e un proprio tema: non-luoghi che ben rappresentano l’incessante bombardamento di informazioni, beep, suoni, cavi elettrici, a cui siamo sottoposti quotidianamente e la necessità, che ne deriva, di ritagliarsi un tempo per respirare fuori da tutto questo caos tecnologico.
La scena della regina del web risulta uno tra i momenti più divertenti di ALL I WANTED TO SAY: Silvia Girardi, nei panni di uno stravagante e accattivante oracolo moderno, parla di internet e di tutti i suoi poteri ammiccando di continuo allo spettatore con toni persuasivi e seducenti. Il tema dell’incomunicabilità e della ricerca disperata di un contatto umano, vero e reale, è poi rappresentata in modo efficace dalla stanza successiva: Silvia cerca invano di dialogare in inglese con un attore sullo schermo che si ostina a parlare italiano.
In chiusura, un contatto diretto viene cercato anche con il pubblico, quando la performer propone agli spettatori di salire sul palco e di entrare in scena per un esperimento di scrittura creativa. La loro risposta timida e ritrosa, complice forse la presenza di un palco troppo elevato rispetto alla platea, pone un interrogativo inevitabile visto il tema dello spettacolo: casualità legata alla serata e alla conformazione dello spazio, o dimostrazione del fatto che l’interazione dal vivo è ben più ardua di quella web?
ALL I WANTED TO SAY – spettacolo ancora in maturazione ma di grande potenza espressiva – riesce così a mettere il dito in una delle piaghe della nostra contemporaneità: dosando leggerezza e ironia Silvia Girardi sollecita il pubblico a riflettere su rischi e storture della comunicazione digitale. Quanto è reale e vicino l’interlocutore a cui ci rivolgiamo? E quanta solitudine genera l’iper-connettività?
Alessandra Cioccarelli