«La storia cambia. Mamma, non è più lo stesso mondo. Il mondo finirà da un momento all’altro, e perché non dovremmo tentare di avere tutto ciò che possiamo?». Quando il premio Pulitzer Michael Cunningham pubblica Una casa alla fine del mondo, nel 1990, le convenzioni sociali fino a poco tempo prima considerate granitiche sembravano sfaldarsi, mentre nuove ansie – una malattia letale, la crisi ecologica – si andavano diffondendo globalmente. Con ferocia e incoscienza, Jonathan, protagonista del romanzo, vuole afferrare qualsiasi scampolo di felicità, affermare sé stesso, costruire uno spazio di vita inedito, pionieristico e rivoluzionario. A più di trent’anni di distanza – post*/e/i ancora una volta di fronte a pandemie, sconvolgimenti politici, emergenza climatica – il mondo sembra oscillare tra identiche paure e straordinarie possibilità: fra un inarrestabile crollo delle certezze nel futuro, e il delinearsi di sensibilità e attenzione su temi – il linguaggio, le identità e le loro espressioni – che lasciano intravedere scenari più luminosi.

È qui, nell’interstizio situato tra la coscienza di una realtà sempre più complessa da decifrare, e il progressivo diffondersi di una cultura finalmente inclusiva, che si inserisce il teatro: luogo privilegiato di denuncia, di osservazione delle pieghe più oscure della contemporaneità, e tuttavia ambito di creazione e scoperta, di immaginazione e invenzione di un tempo altro, di un paesaggio differente. Il festival Lecite Visioni, sin dalla sua fondazione, si propone di agire in questa intercapedine, lasciando dilagare dal palcoscenico le istanze estetiche e politiche della comunità lgbtqia+, e al contempo registrando il mutare della città e del mondo.

Con Altre Lecite Visioni, il giornale che potete leggere a questo link, abbiamo cercato di restituire questo duplice moto: tanto il riflesso che la vita, individuale e collettiva, ha sulla scena, quanto le tracce che la pratica artistica imprime sulla società. È l’esito conclusivo di un lavoro di indagine e approfondimento condotto da una redazione di giovani giornalist*/e/i e appassionat*/e/i della scena: per un mese hanno analizzato il programma del festival, hanno esplorato le traiettorie delineate dalla direzione artistica, hanno dialogato con artist*/e/i e studios*/e/i, cercando di intercettare i nuclei di senso delle creazioni e il loro riverbero sul mondo di oggi. Ben più di quanto possa offrire un mero catalogo, Altre Lecite Visioni ha accompagnato il festival e ha abitato il Teatro Filodrammatici, offrendosi come un tentativo ulteriore di riflessione offerto dall’arte al pubblico, alla cittadinanza, alla comunità lgbtqia+. Eppure è anche, e soprattutto, un esito soltanto parziale: la condensazione temporanea di un processo di analisi, destinato una volta ancora ad assumere nuove forme, nuove espressioni, nella coscienza di ognun*/a/o di noi. Ad aprire, una volta ancora, un itinerario tra il teatro e la città.

Maddalena Giovannelli, Alessandro Iachino, Camilla Lietti, Andrea Malosio


ALTRE LECITE VISIONI
Giornale di approfondimento e critica nell’ambito del Festival Lecite/Visioni (3 – 7 maggio 2023)

a cura di Stratagemmi – Prospettive Teatrali
in redazione Anita Beretta, Vittoria Berton, Margot Boccia, Cecilia Burattin, Valeria Gail Coscia, Matteo Gatta, Lucia Lomazzo, Elisa Montrasio, Chiara Narciso, Chiara Sbaraini, Giulia Varvella, Sara Vona
coordinamento Maddalena Giovannelli, Alessandro Iachino, Camilla Lietti, Andrea Malosio
con la collaborazione di Virginia Magnaghi