Quando Candido viene cacciato dal castello del barone di Thunder-den-Tronckh per aver dato un bacio all’amata Cunegonda, il lettore se ne dispiace assai. Quando poi, dopo essere stato picchiato dai soldati bulgari, la sua nave fa naufragio, il lettore è sempre dispiaciuto, ma pensa che Voltaire sia un sadico. Dal terremoto di Lisbona in poi fa ridere.
Probabilmente è l’analoga accumulazione di disgrazie che colpisce Andromaca, l’eponima eroina della tragedia euripidea, ad aver stimolato la fantasia di Massimiliano Civica e dei Sacchi di Sabbia: l’uccisione del figlio e del marito, la distruzione della propria città, la schiavitù a Ftia, la violenza di Neottolemo e ora la gelosia di sua moglie. O forse l’infinito affastellamento di personaggi, tutti legati da un diverso grado di parentela, da Peleo a Menelao, senza dimenticare il buon Oreste. O ancora il forzato lieto fine imposto da Euripide, che con Alcestie Ione ha così quasi segnato un nuovo filone. In ogni caso, mettere in secondo piano le tematiche etiche e politiche del tragediografo greco, per buttarsi a capofitto sulla sotterranea vena comica, è stata un’intuizione più che fortunata per la prima nazionale al festival Inequilibrio 2018.
L’indagine su questi generi “misti” – spesso considerati classici di serie B –, già condotta da Sacchi e Civica con Dialoghi degli Dei, prosegue quindi su un altro crinale, questa volta volgendo gli occhi su una tragedia tutta umana, in cui neanche la dea Teti, inutilmente invocata, fa la sua apparizione, diversamente da quanto avviene ex machina nell’originale euripideo. E se il rifugio di Andromaca nel tempio della dea è rappresentato dalla sua mano posta su una statuina della Madonna, tutto l’apparato scenico è segnato da una perfetta e ironica essenzialità. Gli attori, vestiti à la grecque, si alternano su un palco spoglio, segnato da solo due sedie per il coro, mentre i cambi a vista stuzzicano la curiosità del pubblico, che comincia a prevedere gli sviluppi della scena. A dare ulteriore slancio comico concorrono piccoli stratagemmi, come la rappresentazione delle due eroine da parte di interpreti maschili, Gabriele Carli (Andromaca) e Enzo Illiano (Ermione) – un richiamo agli hypocritès delle rappresentazioni antiche? – il ricorso a un arcobaleno di dialetti e un coro ormai stanco di partecipare allo strazio emotivo della protagonista.
Proprio il coro, interpretato dalle attrici Giulia Gallo e Giulia Solano, diventa uno dei perni della comicità dello spettacolo. Sedute come le comari del paesino, le ancelle di Andromaca non solo commentano l’avvicendarsi delle scene, ma spiegano gli intricati antefatti, fra corna, vendette e ripicche. Così l’arrivo di Menelao, giunto da Sparta per aiutare la figlia Ermione a tenere alto il suo onore, e il suo confronto con Priamo, vengono scanditi da piccoli contrappunti ironici, che creano ulteriore affinità con il pubblico.
Il comico a cui approdano il recente premio Hystrio e la compagnia toscana non è di quelli svilenti e banalizzanti, ma di quelli che lavorano sulla pars destruens, rompendo gli argini e ampliando le prospettive. E in un momento in cui in Italia la comicità sembra aver perso la sua forza propulsiva, vedere Andromaca sembra far ritrovare quel famoso libro della Poetica che il benedettino Jorge cercava di occultare ne Il nome della rosa. Quell’apologia del riso che Aristotele avrebbe scritto, ma che non era opportuno far conoscere al mondo.
Vanja Vasiljević
Andromaca
da Euripide
di Massimiliano Civica e I Sacchi di Sabbia
con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Iliano, Giulia Solano
Visto a Castiglioncello nell’ambito di Inequilibrio Festival_ 4-8 luglio 2018