«Torniamo a parlare di libri con la speranza di poter sconfiggere questo tempo difficile che stiamo attraversando». Inizia con questo augurio il primo – e unico – appuntamento editoriale di questa edizione di MilanOltre, che ospita Stefano Tomassini e Maria Paola Zedda sul palco della sala Fassbinder per presentare al pubblico i loro nuovi progetti.
Tomassini racconta che il suo Tempo perso (Scalpendi Editore) nasce da una riflessione sulla danza come possibilità di mettere all’opera un’idea di tempo alternativa e contrapposta, rispetto a quella di cui noi facciamo esperienza nella vita di tutti i giorni. La danza dà forma a ciò che sarebbe impossibile nel tempo cronologico: lo ferma, lo rallenta, crea movimento dove non c’è visione e vita dopo la morte. Ma Tempo Perso incarna anche un’esigenza impellente: non vuole essere una storia, un manuale o una narrazione ‘preconfezionata’, ma intende ripensare “tutto” il sapere attraverso il tempo e, soprattutto, attraverso esperienze e opere. In fondo, la danza è fatta di opere: sono loro che ci convocano e ci interrogano. Per questo l’idea è proprio quella di scrivere di opere coreografiche e cercare di restituirle attraverso descrizioni che siano il più possibile analitiche e in grado di fornire strumenti critici.


Enzo Cosimi. Una conversazione quasi angelica. 10 oggetti per uso domestico (Editoria e Spettacolo) è invece una monografia, un ritratto che Maria Paola Zedda ha dedicato alla figura del grande coreografo. Un libro “ibrido”, con una prima parte che è un colloquio serrato e prezioso con Cosimi – un’intervista ma allo stesso tempo una «confessione guidata» – e una seconda parte che si configura come una riflessione teorico-analitica sul suo lavoro di coreografo. Di Cosimi, più che la storia, vengono raccontate una poetica e un immaginario: per questo il dialogo ruota non tanto intorno ai suoi lavori, ma piuttosto, in un modo del tutto innovativo, intorno a quegli “oggetti-feticcio” (alcuni iconici, altri estremamente semplici) collocati in casa sua, e che richiamano l’identità e le emozioni del coreografo romano. In questo modo aspetto biografico e coreografico si fondono insieme e la struttura della danza si realizza come il passaggio attraverso un corpo che vive e fa esperienze.

Anna Monteverdi

(In copertina: Maria Paola Zedda. ph: Dietrich-Steinmetz)


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