Un collegamento video dà inizio all’incontro Around Excelsior, ospitato nella cornice di Spazio Fattoria alla Fabbrica del Vapore di Milano, e incentrato sull’omonimo spettacolo presentato a MilanOltre da Salvo Lombardo. A intervenire per primo in video-chiamata è proprio il coreografo, autore di questa rivisitazione di Ballo Excelsior, opera di Luigi Manzotti su musica di Romualdo Marenco, la cui prima avvenne al Teatro alla Scala di Milano l’11 gennaio 1881. Quello di Lombardo è un vero e proprio elogio al corpo, anzi “un’invocazione al corpo”, mediata dalla citazione del celebre psichiatra Frantz Fanon: «O mio corpo, fai sempre di me un uomo che interroga». A sottolineare quanto il protagonista di questo lavoro sia quasi il concetto di “corpo” stesso.
E mentre lo spettatore è ancora intento a ragionare su quest’ultima frase, prende la parola Viviana Gravano, consulente culturale dello spettacolo, la quale precisa fin da subito che Excelsior non è un riallestimento del balletto di Manzotti ma una sua “ri-mediazione”. L’Idea è infatti quella di prendere oggetti e idee della versione originale e “ri-connotarli” all’oggi, mostrando quale significato abbiano assunto nel contemporaneo. La domanda alla base del lavoro di Lombardo è infatti: quale eredità culturale è rimasta ai giorni nostri di quell’idea di Occidente di fine Ottocento? Per meglio comprendere il contesto di riferimento Gravano, con l’aiuto di alcune slide, ci fa ripercorrere la storia dell’Europa di fine XIX secolo: si parte dal concetto di progresso industriale, dalle esposizioni universali, passando all’imperialismo coloniale e soprattutto a quel principio di identità nazionale, che l’Italia ha conosciuto tardivamente rispetto alle altre nazioni europee, con l’intento di mostrare che questi principi rimangono radicati ancora oggi nella nostra cultura, seppur un poco attenuati. Ma è con l’antropologa Giulia Grechi che si entra nel merito dell’importanza del corpo e di come esso possa assumere valore mnemonico: “ricordare con il corpo” significa intenderlo come archivio della memoria sia individuale sia collettiva. I corpi, ci ricorda Grechi, simboleggiano il potere. E non a caso, allora, che il suo intervento si concluda con una citazione di Foucault, che ben riassume anche l’essenza dello spettacolo di Lombardo: «Nulla è più materiale, nulla è più fisico, più corporeo dell’esercizio del potere».
Greta Anastasio
Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MILANoLTREview