di Haresh Sharma
con Arianna Scommegna
regia di Tatiana Olear
visto al Piccolo Teatro Grassi di Milano_ 23 settembre 2014
nell’ambito del festival Tramedautore

Continua al Teatro Grassi l’appuntamento con Tramedautore, il Festival Internazionale del Teatro d’autore che offre l’opportunità di scoprire drammaturghi emergenti, provenienti da aree del mondo poco visibili sui nostri palcoscenici. Tema della quindicesima edizione del festival – da anni impegnato nella ricerca dello scambio e dell’integrazione europea e internazionale –  l’Eurasia, e in particolare quelle nazioni situate alle due estremità opposte di questo macroscopico e ibrido continente: Corea del Sud e Singapore.
In scena nel teatro di Via Rovello Best of, un testo dell’affermato drammaturgo di Singapore Hares Sharma, scritto nel 2013 per la celebre attrice malese Siti Khalijah Zainal e rappresentato nel medesimo anno al M1 Singapore Fringe Festival, con la regia di Alvin Tan, direttore artistico della compagnia The Necessary Stage. Protagonista del dramma è una giovane donna malese che, pur abitando in una società apparentemente progredita e cosmopolita, si trova a lottare invano per ottenere dal marito il consenso per il divorzio.

Sotto la lente d’ingrandimento la schizofrenia più diffusa della nostra contemporaneità: da un lato una vita ad alto tasso tecnologico, in connessione perenne con facebook, twitter e ogni sorta di social network; dall’altro un’incapacità di avere, offline, esperienze di interazione umana profonde e soddisfacenti. Nonostante il bombardamento continuo di chat, notifiche e chiamate, l’isolamento è completo: la giovane malese arriva a comunicare via messaggio da una stanza all’altra con il marito, che si chiude a chiave per marcare una distanza ormai incolmabile; le telefonate e i tentativi di contatto cadono nel vuoto. A dare voce e corpo alla protagonista di Best of è la brava Arianna Scommegna, attrice affermata e fondatrice di A.T.I.R., che interpreta in rapida alternanza, in un monologo dal ritmo serrato, ora la giovane moglie, ora il cugino rinchiuso in carcere, ora la meschina assistente burocrate del consultorio, ora la madre della protagonista, in lento declino a causa di un inarrestabile tumore.

La messa in scena – poco più che una lettura scenica – non aiuta però lo spettatore a entrare nel vivo del dramma religioso della donna e della sua condizione di emarginazione razziale e culturale: l’ambientazione rischia di fermarsi a una ricostruzione folkloristica (perché gli abiti strampalati e la panchina, che sembrano quasi dipingere una senza tetto?) e la stessa recitazione della Scommegna, colorita da un linguaggio quotidiano, tra lo slang e il dialetto, si ferma a un passo dalla caricatura e sembra far pensare a un’italiana in crisi più che a una donna divisa tra la scrupolosa osservanza dei precetti imparati alla scuola coranica e intime perplessità esistenziali. Lo spettacolo finisce così per non scegliere tra una decisa trasposizione della vicenda nella nostra società, e un viaggio nelle contraddizioni dell’Asia musulmana.
A Best of, nonostante gli aspetti irrisolti della restituzione scenica, va riconosciuto il merito di metterci di fronte alla difficoltà di entrare in comunicazione con canoni distanti dai nostri e di chiamarci al confronto con temi e nodi culturali che siamo abituati a guardare troppo da lontano.

Alessandra Cioccarelli