È il solstizio d’inverno. Diversi corpi compaiono sul palco accompagnati da una nuvola di polvere bianca, fredda e densa. Il movimento del gruppo sembra un battito, sincopato e coordinato. Gradualmente ognuno abbandona la tesa pulsazione comune e conquista un proprio ritmo, allontanandosi dal nucleo iniziale, muovendosi nello spazio. Inizia a manifestarsi una conflittualità tra i corpi, che il ricorso alle arti marziali, nell’armonia dei loro movimenti, rende tanto pericoloso quanto elegante. La lotta continua. La polvere bianca accompagna i movimenti e si sparge sui corpi del temporaneo nemico, quasi a preannunciare il contatto tra i corpi. La sequenza sembra raccontare quanto l’alleanza tra gli animali, tipica delle estati, muti in rivalità e competizione durante le stagioni fredde: la natura combatte per sopravvivere all’aridità del gelo in arrivo. È un violento scontro per la vita che vuole opporsi alla stagione della morte. I movimenti ricordano brividi e tremori, come se si trattasse di convulsioni per il gelo e per la paura, ma resiste una tenacia, che racconta una volontà di sopravvivere o di rinascere. I corpi si scagliano nell’ampiezza del palco, continuando la lotta a coppie, al di sopra delle musiche di scena, che variano da acute percussioni a urla ferine, unite a voci umane. È con un sacrificio, e con un drappo rosso trasportato attraverso la scena, a simboleggiare il sangue da versare, che si chiude questo episodio invernale.

Proiettato al Cinema Beltrade, all’interno di una giornata esito della collaborazione tra l’Istituto Confucio e il festival MilanOltre, Blooming of Time della Beijing Modern Dance Company è parte della rassegna MiOl Digital insieme ad altri due spettacoli, Midnight Rain, sempre della Beiging Modern Dance Company, e Shanghai Beauty della compagnia Jin Xing Dance Theatre. Introdotto da Elisa Guzzo Vaccarino, la creazione traduce in danza ventiquattro termini solari del tradizionale calendario cinese. Negli intenti della coreografa Gao Yanjinzi, tuttavia, l’evoluzione delle stagioni è occasione per una ampia riflessione sulla filosofia e sull’estetica cinese: nelle sue parole, «each reincarnation carries the ancient souls, every birth a new bloom of life».

Le scene non si susseguono cronologicamente ma in modo tale da far assistere gli spettatori alla regolarità della natura, solo apparentemente disordinata; alla base della creazione, agisce la complessa integrazione tra la tradizione culturale e il ciclo degli eventi naturali, così poco comune nell’immaginario occidentale. Gli uomini si inseriscono in quest’ordine, e la partitura coreografica veicola stralci di vita quotidiana, momenti di evidente solennità, altri infine di natura giocosa. L’esperienza spettatoriale oscilla così tra momenti di euforia e immersione, e altri di straniamento ed esclusione. Blooming of Time ha un ritmo particolare, forse culturalmente distante, che talvolta si rivela affine alle nostre vite, talvolta ci consente un’immersione straniante. 

Valeria Gail Coscia


Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MILANoLTREview