Bolero/Carmen
MM CONTEMPORARY DANCE COMPANY

Il teatro Elfo Puccini è già incantato dalle calorose sonorità latine de Los Panchos, che sono subentrate alla “legittima” musica dell’opera di Bizet: sul palco il torero Escamillo, con movimenti spavaldi, ha ormai domato il cuore di Carmen, il focoso ed eterno personaggio qui reincarnato in Lorenza Vicidomini, ballerina della MM Contemporary Dance Company. La platea vibra di fatale attrazione, quando la tensione si fa atto e il bacio del tradimento viene consumato. Mentre sulla scena, intanto, sembrano danzare perfino le labbra degli interpreti: i baci a ritmo di musica schioccano sul collo dell’altro, scivolano specularmente sulle spalle del compagno, percorrono l’avambraccio, il gomito, per poi passare dalla mano dell’amante alla propria. Il bacio si espande a tutto il palco ed i corpi di Carmen ed Escamillo sono ormai dimentichi e lontani, ciascuno vorticando in un amore egoistico stampa baci al proprio braccio con passione. Poi si risvegliano, si accorgono, ed entrambi diventano sia matador che tori: si scontrano, si avvinghiano di nuovo, e ancora una volta le loro labbra si ritrovano a baciare narcisisticamente i loro stessi corpi.

La circolarità del movimento è scandita dall’ossessività della caliente voce spagnola, che ripete all’infinito “besame mucho”. I corpi, sballottati dalla passione, sembrano governati da una forza magnetica in una “relazione polare” che li attrae e li respinge, li rende protagonisti e succubi. Una sequenza tra il comico e il tragico, che fa sorridere e riflettere sulla loro perdita di contatto con la realtà: effetto di questo amore e cuore pulsante dell’intera opera.
Qui danza e narratività teatrale si fondono una sintesi inscindibile che incanta lo spettatore; il teatro si trasforma in un’arena spagnola e, come in ogni corrida, il pubblico è sovrano: allo spegnersi delle luci i due toreri vengono investiti da uno scroscio di applausi.

Miriam Gaudio

Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MilanOltreView