Marco Martinelli e il suo Teatro delle Albe sembrano non stancarsi mai. Sono passati pochi anni dal progetto Arrevuoto, che aveva portato centinaia di adolescenti del territorio di Scampia a recitare Aristofane, Jarry, Molière, ed è già tempo di una nuova sfida. Questa volta, con Capusutta, è il comune di Lamezia Terme ad essere coinvolto: Tano Grasso, assessore alla cultura, ha lottato per inaugurare il suo mandato con un’esperienza forte come quella che aveva visto a Scampia, capace di vivificare la città. L’obiettivo, allo stesso tempo semplice e coraggioso, è avvicinare 70 giovani – studenti di alcuni istituti superiori della città e bambini rom guidati dagli educatori dell’Associazione La Strada – alla pratica teatrale. I punti di contatto tra i due progetti gemelli sono molti. Il titolo, innanzi tutto: Arrevuoto e Capusutta indicano, rispettivamente in napoletano e in lameziano, il mettere sotto-sopra. Poi c’è il metodo, che è quello ormai ultra-collaudato della non scuola del Teatro della Albe. Infine, c’è un terzo elemento che lega a filo doppio l’esperienza campana a quella calabrese: ad aiutare Martinelli sul campo sono stati gli operatori di Punta Corsara – il progetto nato dalla volontà di dare continuità, durata e stabilità all’esperienza di Arrevuoto. Accanto a Martinelli c’è, come sempre dall’inizio dell’avventura, Emanuele Valenti: il giovane regista de Il signor di Pourseugnac (fortunata produzione di Punta Corsara) firma, sotto la supervisione artistica di Martinelli, anche la prima tappa di Capusutta. Come ai tempi di Arrevuoto il punto di partenza è Aristofane: la versione napoletana di Pace! si era aggiudicata il Premio Ubu per il Teatro 2006 e il Premio della Critica per la Stagione Teatrale 2005/2006 (questa la motivazione: “le parole di Aristofane per Pace! sono state palestra di una esperienza di conoscenza e di approfondimento, occasione di creatività”). Ora è la volta de Le donne al Parlamento: un rinnovamento radicale (meglio: un sotto-sopra) della città messo in atto dalle donne per abolire classi sociali, diversità e ogni discrimine tra ricchi e poveri. Significativamente, a innescare la rivoluzione civica e politica sono proprio coloro che di norma vengono esclusi dai processi decisionali e la cui voce non si sente mai. Vi chiedete ancora perché Marco Martinelli e Emanuele Valenti abbiano scelto proprio un classico del V secolo a.C.?
Maddalena Giovannelli