Un’atmosfera raccolta dà avvio a Cedo all’usarmi, la prima delle due pièces presentate da Antonio Montanile a MilanOltre: una sola luce illumina il profilo di un uomo che, inginocchiato si guarda alle spalle, immobile. I rumori intorno a lui sono quasi impercettibili, lievi i suoi movimenti. D’improvviso nell’angolo sinistro del palco compare un laser luminoso che si accende, si spegne, poi si accende ancora. L’uomo cambia posizione. Ora è accanto al laser, una mano dopo l’altra a coprire il fascio luminoso, sembra quasi nascere dalla luce stessa: come un ragno robotico prolunga gli arti e resta in attesa. Di che cosa? Le luci dorate sullo sfondo e la pioggia di fumo che invade la scena avvolgono oniricamente il danzatore, che si trascina a fatica sul palco, fino a quando non irrompe la musica. “È un segnale?” sembra domandarsi. Se lo chiede anche lo spettatore mentre assiste a quello che sembra essere un processo di liberazione, di metamorfosi, una rivelazione mistica. I movimenti dell’uomo diventano più oleosi, un braccio teso verso l’alto, l’altro a coprirsi gli occhi, come un bambino che muove i primi passi si avvicina alla platea, si scopre il volto e si toglie i tappi dalle orecchie. Ecco una nuova vita, una nuova comprensione!
Buio. Per pochi istanti.
Alice Moretti
Cedo all’usarmi
da un’idea di Antonio Montanile
interprete Giordano Novielli
musiche Juliana Barwick, MISERE di Sessa Aurunca – Giovanna Marini
luci Danila Blasi
scene Mattia Di Mauro
produzione Interno5
con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Campania residenza Summer studios P.A.R.T.S / ROSAS (Bruxelles), Tendance Festival (Roma)
Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MilanOltreView