Ideazione e regia Davide Mesfun, Florinda Volpe – MiLiberiISe
Un uomo imponente si rivolge con voce profonda al pubblico. Ma non ci racconta la storia dell’adulto che ci troviamo di fronte, bensì del bambino che si ricorda di esser stato.
Lo scenario evocato è la scuola, luogo topico della formazione della propria identità, dove non mancano la bella e il bullo della classe. Apparizione icastica ed evanescente, si aggiunge a loro, a lato, una bidella malevola.
A mancare, e a far sentire la loro mancanza, sono invece i maestri. Primo tra tutti, il padre del protagonista, che occupa il fulcro della rappresentazione come presenza-assenza, come un fantasma. Nelle prese in giro dei coetanei più prepotenti, nelle domande impertinenti della bidella, nei gesti del rito del “ritorno a casa” dei compagni, è dipinto vividamente e indirettamente il contorno di questa figura vuota. Anche quando il bullo ottiene finalmente ciò che si merita, il protagonista perde la partita, perché il suo avversario troverà nel suo papà qualcuno a cui poter confidare i suoi dolori. L’uomo che abbiamo davanti questo privilegio non l’ha mai avuto.
Forse i pugni è meglio riceverli che darli, se a casa c’è qualcuno che ti consola.
Lidia Melegoni