«Io vivo in una città che ha interrato i propri fiumi […], in una città che gli artisti li chiama barboni e i barboni artisti». Così si apre Lo sbarco in Lombardia, spettacolo-concerto in scena al CasciNet, nel quartiere Ortica. Su un palco circondato dal verde, Foma Fomic, Giacomo Fava e Rubynia Reubens si esibiscono alla luce di un suggestivo tramonto estivo; alle loro spalle, una cascina lombarda in ristrutturazione, emblematico sfondo per la loro messa in scena.
Ironizzando sul presente attraverso un lavoro di sovrapposizione temporale e geografica, gli attori creano un’atmosfera dai toni leggeri, scandita da musiche suonate dal vivo che richiamano alle nostre menti l’umorismo di scuola milanese di Elio e le Storie Tese, o il teatro canzone di Gaber. La performance procede per immagini che traspongono gli eventi storici più celebri del passato europeo nella Lombardia del ventunesimo secolo. Così, Berlino Est e Berlino Ovest diventano Bergamo Alta e Bassa, Letizia Moratti si trasforma nella “Margaret Thatcher della Pianura Padana”, il processo di Norimberga cambia nome nel processo di Norimbergamo e, come il titolo stesso informa, lo sbarco in Normandia si sposta in Lombardia. Lo spettacolo viene dunque giocato sul piano della rilettura e della riscrittura parodistica della Storia, una dimensione in cui comicità e tragedia, verità storica e creatività artistica si incontrano e convivono, a partire dai tre personaggi in scena: un russo, un inglese e un americano. Dietro queste tre figure dai toni barzellettistici aleggiano, infatti, gli spettri di importanti personaggi storici, quali Iosif Stalin, Winston Churchill e Franklin D. Roosevelt.
Eppure, al di là dell’evidente richiamo al passato, l’incedere dello spettacolo è scandito da un nonsense sostenuto. Gli artisti giocano con il pubblico, sollecitano la ricerca di un significato in un testo che mira volutamente a confondere e distrarre e lasciano l’osservatore interdetto nel tentativo di trovare ordine nel caos della performance. Soltanto nel monologo iniziale, ripetuto alla fine dello spettacolo in forma quasi circolare, la riflessione diventa più sostenuta e l’ironia giocosa lascia spazio alla serietà della ricusa artistica, costruita attraverso la ripetizione della formula: «Io vivo in una città che…». In quest’occasione, il focus viene spostato dal macrocosmo della Lombardia al microcosmo del suo capoluogo, Milano, una città dinamica e internazionale, ricca di arte e attenta alla diversità culturale dei suoi abitanti, ma troppo spesso proiettata al di là dei suoi limiti, tanto da dimenticare la portata dei propri problemi. «Una città di provincia che si sente metropoli», come affermano gli artisti stessi, che con la loro eccentrica performance invitano a riflettere sulla storia e sulle modalità con cui questa entra in dialogo con la realtà che ci circonda: che sia la nostra città, la nostra regione o l’intero mondo odierno.
Anita Beretta, Claudio Favazza
in copertina: foto di Davide Aiello
LO SBARCO IN LOMBARDIA
di e con Foma Fomic, Giacomo Fava e Rubynia Reubens
canzoni di Foma Fomic e Marcello Pardieri.
Contenuto scritto nell’ambito dell’osservatorio critico di FringeMI 2023