Carta da parati rossa che riflette bagliori dorati, un divano elegante, una vasca da bagno e un letto evocano l’atmosfera di una dimora borghese d’altri tempi, già segnata dalla decadenza. È in questa stanza che vediamo prendere vita i personaggi di Come trattenere il respiro, testo del 2015 di Zinnie Harris, tradotto da Monica Capuani e prodotto dal Centro Teatrale MaMiMò in collaborazione con il Teatro Nazionale di Genova.

La compagnia emiliana – da sempre attenta alla drammaturgia contemporanea – mette in scena il processo metateatrale di una lettura a tavolino: Luca Cattani, nel ruolo di un regista/narratore, distribuisce le parti e accompagna gli attori verso il primo ingresso nel copione. Alice Giroldini interpreterà la protagonista Dana: un Faust al femminile che si ritrova ad affrontare il dilemma di ottenere la libertà vendendo l’anima al diavolo (Marco Maccieri) o resistere rimanendo fedele ai propri principi. La questione – che inizialmente sembra avere carattere privato (Dana è una manager, con una vita apparentemente ordinaria) – assume subito carattere planetario, e le conseguenze catastrofiche della sua scelta si moltiplicano e accelerano fino a diventare una vera disfatta per l’intera umanità. In un mondo à la McCarthy l’Europa crolla, finanziariamente e politicamente, le banche e gli ospedali chiudono e ogni speranza viene perduta. Gli accadimenti si mescolano e si sommano, in una progressiva perdita della dimensione realistica: se inizialmente l’azione è ambientata in una tranquilla casa berlinese, subito dopo Dana e sua sorella Jasmine (Cecilia Di Donato) si trovano in una stazione europea dispersa nel nulla e partono alla volta di Alessandria d’Egitto.  

foto: Federico Pitto

La città egiziana, con la sua biblioteca leggendaria, diviene simbolo del sapere perduto e di speranza per un futuro possibile, fulcro di una riflessione sull’inutilità della conoscenza di fronte al collasso globale. E se nulla può essere salvato – né la cultura, né i luoghi sicuri – che cosa rimane? In una lettura stratificata della società, Zinnie Harris (prodotta dai templi della drammaturgia britannica, dal Royal Court al National Theatre) mescola tragedia, distopia e dramma borghese portando in scena veri e propri archetipi della società contemporanea: figure trascinate da falsi valori, impegnate a perseguire traguardi come soldi, lavoro e figli, ma incapaci di guardare al più ampio panorama globale. 

La coloritura a tinte fosche della drammaturgia, ricca di elementi di interesse ma sovraccarica di immagini e significati, viene ulteriormente enfatizzata dalla regia (a cura di Marco Plini): gli eventi tragici vengono drammatizzati e gli attori calcano sul pathos rischiando l’effetto che Stanislavskij definiva icasticamente “dipingere bianco su bianco”. Anche il dispositivo iniziale della prova – che pareva avere l’utile funzione di raffreddare, e di produrre distanza e straniamento – viene presto abbandonato, e pare trasformarsi nel suo opposto, cioè in una ricerca dell’immedesimazione. I colori sgargianti delle prime scene, opera del disegno luci di Fabio Bozzetta, sfumano progressivamente in tonalità desaturate, evocando, nel finale, il bianco e nero de Il cielo sopra Berlino di Wenders.

In questa atmosfera sospesa, in bilico tra passato e futuro, tutte le voci – proprio come nel celebre film – si levano per cercare un senso alla vita e agli avvenimenti tragici di una Berlino divisa, di un mondo che crolla. Eppure, emerge con chiarezza che nessuna conoscenza umana, neppure quella custodita nella leggendaria Biblioteca d’Alessandria, può arginare l’apocalisse.

Francesca Rigato


in copertina: foto di Federico Pitto

COME TRATTENERE IL RESPIRO
di Zinnie Harris
traduzione Monica Capuani
regia Marco Plini
con Fabio Banfo, Luca Cattani, Cecilia Di Donato, Alice Giroldini, Marco Maccieri
disegno luci Fabio Bozzetta
musiche originali Alessandro Deflorio
assistente alla regia Elena C. Patacchini
responsabile di produzione Alida Raschiani
una produzione MaMiMò, Teatro Nazionale di Genova
per gentile concessione dell’Agenzia Danesi Tolnay