Su un palco buio tre figure allineate impugnano una mazza da baseball; davanti a loro sono appoggiate tre scatole di cartone nero. La braccia sollevate, pronte per sferrare il colpo, si arrestano per una manciata di secondi sopra le teste e gli spettatori rimangono in attesa dell’inevitabile schianto. Sotto i loro occhi, qualche minuto prima, alcuni oggetti lisci, tondeggianti e perfetti sono già stati distrutti con l’ausilio di diversi tipi di martelli: le mani degli artisti Martin Messier e Anne Thériault, prima dell’entrata in scena del terzo performer, si sono mosse implacabili, demolendo con grazia decorazioni di Natale, uova, pomodori, mele. Il concetto di “fine” è stato modulato in una quantità di variazioni,  che ha donato a ogni oggetto un proprio particolare modo di essere annientato. Non può esserci scampo nemmeno per queste scatole nere: non c’è traccia di esitazione nello stallo dei corpi. Ancora un attimo, poi il colpo si abbatterà netto e incontrastabile. Un attimo, poi un boato di macerie sovrasterà momentaneamente il battito elettronico che scandisce l’intera operazione. Il cartone si sfonderà con eleganza, la luce scivolerà sulle sue ammaccature, le ombre ne accarezzeranno le imperfezioni. Ed è proprio in questa istantanea immobilità, in cui ogni spettatore immagina l’imminente atto distruttivo compiersi in un’approssimazione abbozzata, che sta lo sguardo straniante dello spettacolo. La discrepanza tra atto e potenza, tra demolizione e costruzione, si mostra in tutta la sua evidenza: il loro colpo, a differenza di quanto si poteva credere, cadrà meticoloso, come lo scalpello di uno scultore, intaccherà la materia grezza, per modellare una nuova forma.

Chiara Carbone

Con Grazia
coreografia Martin Messier, Anne Thériault
regia e interpreti Martin Messier, Anne Thériault
Visto a MilanOltre il 7 ottobre 2017

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