Che cosa pensi volesse comunicare questo spettacolo?
Credo che il concetto alla base di questo progetto, davvero ben congegnato, fosse che “tutto intorno a noi si muove”. Gli oggetti sono stati fatti danzare in maniera elegante, prima con l’intervento dei performer, poi in modo automatico, come se con il movimento potesse conferire all’inanimato una momentanea dimensione vitale.
Francesca, 46 anni, insegnante
Cosa ti ha colpito dello spettacolo?
È uno spettacolo complesso, con molti elementi stranianti e un grande desiderio di impressionare. Sicuramente è provocatorio e fuori dagli schemi ma a volte rischia di essere dispersivo (anche se potrebbe trattarsi di un elemento voluto).
Marco, 30 anni, architetto
Gli artisti sono riusciti a trasmettere l’idea di “grazia” veicolata dal titolo?
Non ho riscontrato una vera e propria grazia. Più semplicemente lo spettacolo poteva risolversi in un’azione violenta e invece così non è stato: i gesti delle mani e la lentezza dei movimenti contribuivano a contenere l’atto distruttivo.
Paola, 68 anni, pensionata
Ho avuto l’impressione che la grazia fosse poco presente e che il titolo rappresentasse piuttosto il contrario di ciò che era messo in scena. La distruzione è realizzata in maniera continua e insistente finché non rimangono che pezzi sparsi dei vari oggetti: un caos, anche se progettato con estrema precisione.
Andrea, 22 anni, studente
In uno spettacolo così particolare è possibile percepire un legame con la danza o prevale la sensazione che si tratti di una forma artistica diversa?
La danza è essenzialmente un movimento nello spazio associato a un ritmo, concetto che qui si mantiene con coerenza. La differenza è che performer e oggetti di scena hanno un ruolo e un’importanza nuovi: siamo abituati a vedere gli artisti come protagonisti, ma qui è sugli oggetti, sulle loro potenzialità, che ci si concentra. Essi si muovono con ritmi che cambiano in continuazione e il mutamento viene espresso attraverso la loro distruzione, creazione e trasformazione.
John, 52 anni, musicista
Si tratta puramente di una performance. E’ un lavoro che apprezzo dal punto di vista estetico ma faccio fatica a capire.
Cristina, 55 anni, impiegata
Si nota subito che questo progetto appartiene a una compagnia canadese perché è molto distante dagli orizzonti italiani. È all’avanguardia e non sempre sarà apprezzato, anche se trovo positiva la sua presenza all’interno del festival. Non si tratta semplicemente di danza contemporanea: è una performance sensoriale, che, personalmente, ho trovato affascinante.
Francesca, 43 anni, libera professionista
A cura di Chiara Carbone e Giulia Liti
Con Grazia
coreografia Martin Messier, Anne Thériault
regia e interpreti Martin Messier, Anne Thériault
Visto a MilanOltre il 7 ottobre 2017
Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MilanOltreView