Nonostante in Italia l’amministrazione e, più in generale, la dimensione carceraria non goda di ottima considerazione presso la maggior parte dei cittadini, ciò non significa che al suo interno non esistano realtà virtuose che fanno scuola in tutta Europa. Nel nostro Paese il costo giornaliero per ogni detenuto è di circa 150 euro, dei quali solo 19 centesimi vengono destinati ad attività educative e riabilitative. In un contesto di questo genere la cooperativa E.S.T.I.A., che opera dal 2003 nel carcere di Bollate, ha dimostrato come la collaborazione tra individui, associazioni, Stato e istituzioni carcerarie possa generare un percorso di reinserimento sociale efficace. Le attività della cooperativa sono principalmente incentrate su teatro e teatro-danza e coinvolgono detenuti ed ex detenuti in laboratori che si concretizzano, in ultima istanza, in spettacoli veri e propri.
Il cuore di E.S.T.I.A. è la relazione interpersonale, strumento indispensabile per il superamento dei conflitti esterni e interni di ogni individuo: un’educazione emotiva ed etica che permette di abbattere il tasso di recidiva dal 68% – stimato in Italia dall’Einaudi Institute for Economics and Finance (Eief), dal Crime Research Economic Group (Creg) e dal Sole 24 Ore – a uno straordinariamente basso 6% di chi frequenta i corsi teatrali attivati nel carcere di Bollate.
Il 10 novembre, nel corso della conferenza stampa presso il teatro Elfo Puccini, è stata presentata proprio la nuova stagione del teatro della casa di reclusione di Bollate, che comprende spettacoli storici della compagnia e nuove produzioni, tra cui Pinocchio e Ci avete rotto il Caos, per la prima volta realizzati dai detenuti quasi in completa autonomia. E.S.T.I.A. continua il percorso di apertura a collaborazioni con altre strutture: quest’anno la cooperativa ha coinvolto gli studenti dell’accademia NABA per scene e costumi dello spettacolo Il rovescio e il diritto tratto dagli scritti giovanili di Albert Camus. L’osmosi tra il mondo universitario e quello carcerario ha generato un confronto diretto tra professionalità ed esperienze diverse: sono stati gli stessi detenuti a introdurre gli studenti non solo alla realtà del carcere, ma a farsi punto di riferimento anche per l’esperienza teatrale.
La curiosità spinge chi è fuori a voler guardare, come dal buco di una serratura, all’interno dell’istituzione carceraria ma, entrando nelle strutture di reclusione, la percezione della distanza tra chi sta fuori e chi sta dentro si riduce. Un incontro possibile grazie a un teatro che, come sottolinea la direttrice artistica di E.S.T.I.A. Michelina Capato Sartore, viene erroneamente definito “sociale”: un etichetta del tutto inutile, dal momento che l’arte teatrale è sociale già di per sè e in grado di costruire relazioni interpersonali che educano alla responsabilità nei confronti di se stessi e degli altri, tanto in carcere quanto nelle più blasonate sale teatrali milanesi.

Il calendario completo con tutti gli appuntamenti dentro e fuori il carcere è consultabile su ww.cooperativaestia.org.

Camilla Fava e Chiara Marsilli

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