Immaginate di fare qualcosa di terribile.
Non pensate a quei piccoli grandi orrori che mettiamo in atto tutti i giorni ma a una vera e propria nefandezza, a un’azione delittuosa. Coscienza Pulita (Coming Clean) parte proprio da qui per raccontare una parabola grottesca che ci porta ad osservare qualcosa che in fondo sappiamo già: è complicato, lo è quasi sempre, stabilire il confine tra “buono” e “cattivo”, tra reale pentimento e decorso penale, stabilire l’ordine di grandezza tra le punizioni possibili. Non solo: la drammaturgia di Petr Zelenka ci spinge di fronte alla banalità dell’incomunicabilità nell’era della ipercomunicazione, di fronte ai paradossi di questa nostra solitudine contemporanea virtualmente priva di isolamento – e questa realizzazione sembra causarci ogni volta un piccolo grande shock.
Zelenka, classe 1967, drammaturgo e regista ceco impegnato sia in teatro che nel cinema, ci trasporta con questa drammaturgia scritta nel 2007 e premiata nel 2010 con l’Alfréd Radok Award come Drammaturgia dell’anno, nella dimensione odierna dei media in crisi, in cui qualsiasi scandalo diventa rapidamente uno strumento per il mercato pubblicitario e la cui risonanza comunicativa oscura completamente qualsiasi portata morale. Eppure Jacek, protagonista di Coscienza Pulita, all’inizio di questa storia non sa ancora nulla di questo mondo. Sa però di aver commesso un atto disgustoso e di averlo fatto deliberatamente, con organizzazione e meticolosità: ha drogato e poi violentato il figlio undicenne dei suoi vicini di casa; si giudica colpevole oltre ogni ragionevole dubbio e si aspetta che la giustizia faccia il suo corso. Per assicurarsi di ottenere ciò che merita, sceglie il confessionale meno discreto che esista: la televisione. «È fatta», si dice Jacek, ma se per una serie di (s)fortunati eventi la giustizia non arriva? Che cosa succede se… Non succede niente? Attorno a questa frizione la drammaturgia trova il suo avvio.
Stimato e benestante scrittore di successo, nonché felicemente sposato, Jacek si trova a raccontare il crimine commesso «in un’improvvisa mania» ad Andrzej, suo editore e amico. Quest’ultimo, impegnato nella campagna promozionale dell’ultimo libro di Jacek, decide bene di mandarlo a Coscienza Pulita, un talk-show televisivo in cui le celebrità confessano i loro peccati e trovano il perdono degli spettatori. Dopo alcune esitazioni Jacek accetta e, ospite del programma racconta con lucidità e dovizia di particolari come il crimine si sia svolto. Quando lascia lo studio televisivo ha l’animo in pace ed è pronto ad affrontare le conseguenze penali della confessione. Rimane sorpreso, una volta a casa, di non avere reazioni da parte di conoscenti e familiari: nessuno sembra aver avuto notizia della sua confessione e, poco dopo, scopre infatti che la puntata a cui ha partecipato è stata registrata e sarà trasmessa solo più avanti.
A questo punto una concatenazione di coincidenze apparentemente favorevoli inizia a spingere il protagonista attraverso una spirale discendente verso il cinismo e il vuoto morale. La trasmissione viene cancellata e la puntata di cui Jacek è ospite, nonostante le insistenze legali di quest’ultimo perché venga trasmessa, non andrà mai in onda. Lo scrittore è ormai irrimediabilmente disilluso e, sfruttando l’esperienza maturata nella causa legale mossa contro Coscienza Pulita, decide di produrre un nuovo talk-show ancora più spettacolare e di intrattenimento, intitolato Spugna Bagnata. Alla festa che celebra il successo del nuovo programma racconta la sua storia fingendo che sia la trama del suo nuovo romanzo, mentre un altro uomo viene incriminato per la violenza da lui commessa, che rimane impunita.
da Coscienza Pulita
MARTA: Buonasera, signore e signori, gentili telespettatori… Questa sera è con noi in studio il professor Josef Batko. Buonasera, professore.
Applauso.
BATKO: Buonasera.
MARTA: Credo che non ci sia bisogno di presentazioni. Ricordo soltanto che il professore è uno dei più importanti teologi contemporanei, ma i suoi dissapori con la chiesa cattolica e con alcuni suoi rappresentanti lo hanno portato nel 1996 a essere privato della possibilità di esercitare il ministero sacerdotale e di tenere lezioni alla facoltà di teologia.
MUSICA: sigla del programma.
MARTA: Professore, lei quest’anno va per i 65 e ha deciso di concedersi per il suo compleanno un regalino…
BATKO: Un gran bel regalo, direi.
MARTA: Si, ha ragione. Ci vuole rivelare che regalo e?
BATKO: Ho deciso di lasciare la chiesa cattolica.
Pausa. Un applauso incerto, che Marta commenta con un gesto di approvazione. La gente allora comincia ad applaudire con maggiore convinzione. Finisce davvero per fare l’effetto di una reazione spontanea.
MARTA: Ed è così semplice? Uno decide di lasciare la chiesa cattolica ed è presto fatto?
BATKO: Certo che no. È una procedura burocratica complessa, ma ciò che conta è il momento decisivo. Anzi, i momenti importanti sono due. L’istante in cui mi colpisce un’idea, e decido di fare qualcosa, e l’istante in cui questa idea la formulo ad alta voce, ovvero il momento in cui la annuncio, la condivido pubblicamente…
MARTA: E lei ha deciso di renderlo pubblico proprio oggi, qui in studio, al nostro programma “Coscienza pulita”. E noi non possiamo fare altro che ringraziarla per il suo coraggio e la sua sincerità.[…]
Applauso. Sigla del programma.
MARTA: Questa è la realtà, così è la vita, ma non importa, andiamo avanti. Le ricordo che, fondamentalmente, il nostro programma ha due facce: un’aperta confessione da parte del colpevole e la comprensione, o il perdono, da parte del pubblico. L’ospite si presenta davanti ai nostri spettatori per ripulirsi la coscienza. Che cosa ne pensa lei, in quanto ex prete e confessore?
BATKO: Un simile dialogo è fruttuoso per entrambe le parti. Solo che gli spettatori non possono offrire un’assoluzione.
MARTA: Quindi lei non è dell’idea che certi temi così intimi non appartengano al piccolo schermo?
BATKO: Cosa c’è di intimo nella morale? Di intimo ci deve essere l’igiene, ma non la morale.
MARTA: Questo è vero.
BATKO: Agli occhi del mondo, l’essere umano si definisce in base alle sue azioni. Ma le azioni stesse hanno in sé un duplice carattere, sono relative. L’azione di cui si parla in pubblico è diversa della stessa azione di cui non si parla. E alcune azioni sono di carattere talmente intimo, la fisica contemporanea direbbe quantistico, che si realizzano solo nel momento in cui le chiamiamo per nome, ad alta voce. Per esempio la perdita della fede.
Estrae dalla tasca un collare ecclesiastico e lo appoggia sul tavolo davanti a sé.
MUSICA. Applauso del pubblico.
Batko va nel camerino, si sciacqua il viso nel lavandino, poi si siede in poltrona. È stanco.
La Truccatrice lo strucca. Nel frattempo gli spettatori lasciano lo studio.TRUCCATRICE: È andata alla grande.
BATKO: Ho fatto una sudata.
TRUCCATRICE: Dovevo metterle più cipria.
BATKO: Non penso fosse quello il problema.
Per usare un’espressione cara ai giallisti ormai classici, di fronte a questa rappresentazione così credibile di una porzione della società contemporanea tutto filerebbe liscio se non fosse che nella descrizione delle situazioni l’autore ci mette di fronte ad equazioni sbilanciate, dispiegando il racconto attraverso una serie di passaggi apparentemente realistici ma che spesso contengono deformazioni sottilmente surreali e al limite dello humor nero. Il sapiente uso che il drammaturgo fa dei dettagli stranianti contribuisce alla riuscita di questo testo ironico e sensibile, che sembra a ogni pagina voler arrivare a una meta e poi subisce un’improvvisa battuta d’arresto, come a causa di un intervallo pubblicitario, per ricominciare la scena successiva in un altro punto indipendente della narrazione.
Coscienza pulita spalanca lo sguardo su alcune delle incongruenze più evidenti del nostro periodo storico, lo fa puntando il faro sul grande tema della morale e ci fa riflettere su quanto poco basti per trasformare una misura umana in qualcosa che umano non è più. I personaggi, infatti, potrebbero essere persone vere: parlano come persone vere, agiscono nel bene e nel male secondo coscienza come persone vere potrebbero agire, eppure hanno dei malfunzionamenti – sapientemente calcolati dall’autore – che li portano a non far caso, ad esempio, alla padrona di casa profondamente addormentata sul pavimento del salotto in cui stanno tenendo una certa conversazione. Possiamo leggere alcuni passaggi nel testo come se vi fosse stato calato un filtro che sfoca i contorni razionali del mondo e trasporta i sentimenti e i fatti attraverso la sgargiante patina della televisione, dello spettacolo, che appiattisce i dubbi e le profondità umane in immagine, in rappresentazione bidimensionale.
La struttura drammaturgica è divisa in due atti, ognuno a sua volta scandito da più scene, composte esclusivamente di dialoghi. Lo svolgimento degli eventi ha una precisa e univoca direzione temporale, i protagonisti “parlanti” sono i personaggi della narrazione ma a questi si aggiunge il pubblico in sala che assiste alla rappresentazione. A questo proposito, Petr Zelenka riflette sapientemente sull’apparato spaziale teatrale: distribuisce precise indicazioni per le ambientazioni della drammaturgia, istruzioni in grado di trasformare lo spazio reale del teatro che ospita la messa in scena nello studio televisivo della narrazione. In questo modo gli spettatori, in alcuni passaggi dello spettacolo, non si ritrovano ad applaudire l’attrice interprete della “Presentatrice” ma proprio il personaggio, “Marta la Presentatrice”: si trovano quindi a sorpresa ad essere il pubblico fictionale di Coscienza Pulita, con la particolare sensazione di “essere osservati” dall’opera d’arte mentre la “si osserva”, come riflessi nello specchio posto da Velázquez sullo sfondo de Las Meninas.
La dimensione narrativa non risparmia inquietudini e ci risulta fin troppo familiare, grazie a dialoghi naturalistici e a un protagonista che, sotto la maschera di finzione, è l’incarnazione ideale dell’intellettuale del nostro tempo: brillante ma dotato di autocritica, democratico, opportuno e dalle idee limpide; così ragionevolmente verosimile, così conformemente radical chic.
All’interno di questa cornice barocca di sbalzi simulati e aperture che sfociano nell’illusione, le contraddizioni sociali e morali indagate nel testo trovano grande carica dinamica ed esplodono. E quando, con tanto fragore, si rivelano agli occhi di chi si confronta col testo, è davvero impossibile non lasciarsi investire da un forte senso di turbamento… Diventa necessario cercare di dar loro un nome. Zelenka, dalla lente nitida del suo microscopio, intuendo con scientifica accuratezza gli effetti delle proprie parole sul lettore, ci avvisa: «alcune azioni sono di carattere talmente intimo, la fisica contemporanea direbbe quantistico, che si realizzano solo nel momento in cui le chiamiamo per nome».
Fabiola Fidanza
Il testo, grazie al progetto Fabulamundi, può essere richiesto gratuitamente con una mail a [email protected]