Una panchina, la luna e le stelle, un’elegante piuma blu come affilatissima arma: questi gli unici elementi che accompagnano Pietro De Pascalis nella sua interpretazione del più celebre Guascone che il teatro abbia mai conosciuto: Cyrano de Bergerac.
Il mondo affollato, chiassoso e disordinato ideato da Rostand è condensato, nell’interpretazione di De Pascalis – anche regista insieme a Luca Chieregato – in un lungo monologo interiore, cui assiste, in silenziosa onniscienza, la luna. Più volte nella commedia di Rostand Cyrano parla della luna, trovandosi ad esclamare: «Lavorare senza preoccuparsi di gloria e fortuna/per quel viaggio tanto pensato sulla luna!». Proprio sulla luna De Pascalis ha fatto atterrare il suo Cyrano: qui il leggendario spadaccino e poeta dal lunghissimo naso è chiamato a ripercorrere tutte le tappe della sua esistenza, raccontandole a se stesso e al pubblico. L’introspezione cui deve far fronte è tanto difficile quanto inevitabile: ora che la sua vita è giunta al termine dovrà dire tutta la verità, quell’unica verità che conta davvero, ma che lui non ha mai avuto il coraggio di mostrare. Vano è il tentativo di fuggire, di mancare all’incontro con se stessi: «Adesso è ora?» chiede Cyrano alla luna, «Non ancora». Parlandoci e parlando a se stesso, Cyrano arriva, tappa dopo tappa, alla rivelazione finale: la condizione umana altro non è che precarietà, un costante affannarsi alla ricerca di una felicità di cui l’uomo è il primo sabotatore.
«Ci muoviamo solo di lato», confessa con amarezza e pentimento Cyrano: travolto e spaventato dalla paura di un rifiuto, anche lui si è mosso solo all’ombra di se stesso, mettendo in bocca all’amico Cristiano la verità dei suoi sentimenti per la cugina Rossana. Incapace di vincere il suo senso di inadeguatezza per quel naso che lo rendeva brutto anche agli occhi di sua madre (è infatti lui a dichiarare: «ignorai la dolcezza delle donne, ebbi ostile mia madre a cui non piacqui mai»), Cyrano ha preferito non mettersi a nudo, non rischiare, perché sapeva bene che, in caso di sconfitta, quella sarebbe stata per lui mortale. Ma nella vita non conta vincere o perdere, conta giocare, anche rischiando il tutto e per tutto. Se Cyrano avesse avuto il coraggio di mostrarsi, di lasciarsi guardare oltre la maschera, avrebbe scoperto che il suo amore per Rossana era ricambiato: «Lo amerei anche brutto, lo giuro! Orrendo! Sfigurato! Grottesco!», dichiara Rossana. Ma il destino si sa, non perdona. Ormai giunto sulla luna, Cyrano comprende che l’unica tenzone che ha perso è la più importante: quella con se stesso. Ecco allora il teatro, che in mezzo a tante bugie, ci aiuta a scoprire la verità, quella stessa verità che cerchiamo ma che ci fa paura perché naturalmente priva di calcolo, pesante e talvolta dolorosa. Nel nostro agitarci, affannarci, sferzati dal vento dell’esistenza, l’unica cosa che conta è l’aver amato davvero.
«Un bacio in fondo, cos’è? Un apostrofo rosa tra le parole t’amo». Chi si aspetta di sentire declamata la battuta simbolo dell’opera di Rostand rimarrà deluso: De Pascalis si limita ad accennarla. Allo spettatore il compito di completarla dal profondo del cuore, sempre che ne abbia il coraggio necessario, quello stesso coraggio che è mancato al protagonista.
Con un ritmo equilibratissimo, che alterna momenti di riflessione e momenti di grande tensione emotiva, De Pascalis racconta la storia del Cyrano come se appartenesse a ciascuno di noi, trascinandoci nel suo vortice di energia, facendoci balenare negli occhi la bella Rossana, l’amico e rivale Cristiano, la caotica e affascinante Parigi e poi i compagni guasconi, i teatri, la folla, la guerra, il frastuono degli spari, la poesia, la vita, l’amore. Ma cosa vuol dire amare? «Eccomi. Amare davvero è dire: eccomi. Lo senti? Che è un cadere.». Il monito finale agli spettatori non poteva che essere questo: «non tenetevi niente», sprone all’avere il coraggio di lottare per conquistare ciò che desideriamo, al non aver paura di mostrarci per ciò che siamo. Per una volta, senza maschere.
Agnese di Girolamo
(Foto: Federica Frigo)
Cyrano sulla luna
Di Luca Chieregato
Regia: Luca Chieregato, Pietro De Pascalis
Con: Pietro De Pascalis
Scene e costumi: Anna Bertolotti
Disegno luci: Monica Gorla
Consulenza musicale: Gipo Gurrado
Produzione: MTM – Manifatture Teatrali Milanesi