di Francesca Serrazanetti
L’evoluzione dello spazio teatrale nel XX secolo è caratterizzata dalla ricerca di una funzionale corrispondenza tra tipologia architettonica ed esigenze della messa in scena. Da luogo innanzi tutto di rappresentanza studiato in funzione dell’evento più che delle esigenze sceniche, il teatro diviene luogo razionalmente destinato alla rappresentazione. Emerge così la contraddittorietà data dal difficile conciliarsi di imprevedibilità e astrattezza dell’arte teatrale da una parte e concreta rigidità dell’oggetto architettonico dall’altra. L’articolo offre una riflessione sulla difficile compatibilità tra questi elementi attraverso il riferimento a noti esempi attinenti alle due più estreme e contrapposte strade che a tale proposito sono state percorse. Da un’estrema funzionalizzazione degli spazi che, unitamente ad un complesso supporto di soluzioni tecnologiche, conduce al modello di Teatro Totale ideato da Gropius – una vera e propria macchina teatrale capace di adeguarsi a qualunque impostazione della scena – si arriva alla fuga della rappresentazione teatrale dai luoghi ad essa destinati e alla ricerca di uno spazio vuoto privo di vincoli, capace di essere di volta in volta reinterpretato da una contaminazione tra le arti.