Chi sono, nella loro essenza e spogliati delle vicende mitiche, Dedalo e Icaro? Niente più che padre e un figlio, uniti da una relazione profonda di amore, protezione e desiderio di libertà.
Allo stesso modo Vincenzo (Vincenzo Giordano) ama senza riserve il figlio Giacomo (Giacomo Ferraù), affetto da una forma grave di autismo, cerca di proteggerlo da se stesso e dal mondo esterno ma, al contempo, desidera per lui uno spazio, seppur minimo, di indipendenza. Fuggire dal labirinto che la mente di Giacomo costruisce quotidianamente intorno a lui e ai suoi famigliari è un’impresa eroica: è necessario imparare a gioire di piccoli progressi, non cedere alla rassegnazione, convivere con un figlio che non riesce a parlare e a comunicare secondo i gesti convenzionali. La tenacia di Vincenzo nel voler insegnare a Giacomo ad allacciarsi le scarpe dà la misura delle difficoltà che i genitori di ragazzi autistici incontrano ogni giorno.
Tindaro Granata mette le sue doti di drammaturgo al servizio di una storia che nasce dall’ascolto attento e partecipe dei racconti delle famiglie e degli educatori che conoscono e accompagnano i ragazzi autistici nel loro percorso di crescita. Il testo scorre e coinvolge, concedendosi pochi momenti di poesia e puntando piuttosto a un realismo che pone lo spettatore davanti alle prove che l’autismo impone: colleghi e amici che si allontanano, tensioni all’interno del nucleo famigliare, fondati timori su ciò che accadrà ai figli una volta che i genitori non saranno più accanto a loro.


Coinvolge e convince l’interpretazione di Vincenzo Giordano e di Giacomo Ferraù (che firma anche la regia insieme a Francesco Frongia), la cui espressività passa attraverso i gesti e i movimenti del corpo. La perfetta sintonia tra i due attori rende il rapporto padre-figlio particolarmente intenso: la relazione tra i due si gioca soprattutto sul piano fisico, data la difficoltà – o talvolta l’impossibilità – di un dialogo verbale.
Bravo anche Libero Stelluti nel suo dare corpo e voce a un fratello che non sempre regge il peso della condizione di Giacomo e teme la responsabilità nei suoi confronti. I ruoli femminili della pièce sono tutti affidati a Giulia Viana, che si destreggia bene tra i molteplici cambi, con qualche rischio di interpretazione macchiettistica per quanto riguarda i personaggi di contorno.
Al termine dello spettacolo, il pubblico percepisce un senso di profonda partecipazione alle vicende di Vincenzo e Giacomo e una maggior consapevolezza dei mostri che si incontrano nel labirinto dell’autismo: i ritratti di famiglie, educatori e ragazzi che accolgono lo spettatore all’uscita della sala gli ricordano che quanto ha appena visto e ascoltato non fa parte del mondo dell’immaginazione, ma della realtà che lo circonda.

Alice Patrioli

Dedalo e Icaro
drammaturgia di Tindaro Granata
regia di Giacomo Ferraù e Francesco Frongia
visto al Teatro Elfo Puccini di Milano_15 gennaio – 3 febbraio 2019