visto al Teatro Franco Parenti_20-21 ottobre 2013
regia e drammaturgia di Emanuela Giordano

“Non esistono storie prime e storie seconde, è tutta un’unica storia”.
La frase viene proiettata sullo sfondo del palco, alle spalle dei sette attori impegnati a narrare dieci storie di resistenza quotidiana.
Con Dieci storie proprio così la regista Emanuela Giordano dà vita a un’orazione civile dedicata alle vittime della criminalità organizzata: lo spettacolo si inserisce all’interno della rassegna Mafie (18-21 ottobre), con cui il teatro Franco Parenti ha voluto offrire al pubblico milanese un’occasione di dibattito – e di testimonianza – sul tema dell’incidenza del fenomeno mafioso nella vita dei cittadini.

La narrazione – accompagnata dalle musiche di Antonio di Pofi eseguite dal vivo dagli allievi del Conservatorio G. Verdi di Milano – si dipana con naturalezza: gli attori prendono la parola per costruire, attraverso monologhi e brevi dialoghi, una rete di storie nella quale lo spettatore viene presto catturato. Ogni storia rimanda a un nome, ogni nome a una vita spezzata dalla logica mafiosa che vede nella libertà individuale una minaccia intollerabile.

Giancarlo Siani di mestiere faceva il giornalista, lavorava al Mattino di Napoli e conduceva inchieste sulle attività criminali della camorra e sui suoi rapporti con le autorità politiche. Il 23 settembre 1985 viene assassinato sotto la sua abitazione, nel quartiere napoletano del Vomero: ha ventisei anni. Paolino Avella non ne ha ancora diciotto quando, il 5 aprile del 2003, viene ucciso a pochi metri dal liceo, nel tentativo di evitare il furto del suo motorino. Siamo a San Sebastiano al Vesuvio.
E ancora: Federico del Prete, venditore ambulante e sindacalista dello SNAA (Sindacato Nazionale Autonomi Ambulanti, fondato da lui), impegnato nella denuncia del racket nei mercati di Napoli e Caserta, viene freddato il 18 febbraio 2002 dai sicari del clan dei Casalesi.
Ma quello di Emanuela Giordano non è un epitaffio ai caduti: i nomi e le storie evocano la possibilità di un riscatto, il coraggio e l’urgenza di costruire, giorno per giorno, una storia migliore. Oggi a Ercolano, in uno dei beni confiscati alla camorra, ha sede una radio web impegnata a diffondere nel territorio una cultura anti-mafia, il suo nome è Radio Siani. Il nome di Paolino Avella è anche quello di un’associazione che promuove e realizza percorsi di educazione alla legalità dedicati ai ragazzi delle scuole. E Federico? Federico ha un figlio, Gennaro, che nel 2011 si è laureato in Scienze Sociali con una tesi dal titolo “Sviluppo ed organizzazione della criminalità organizzata in Campania”.
Dieci storie proprio così
è dedicato a uomini, donne e ragazzi che ci somigliano, le cui storie d’improvviso ci riguardano e ci toccano: lo spettacolo scioglie le difese e annulla ogni illusione di distanza. A ricordarci che non si tratta di finzione drammatica è poi il profondo dolore negli occhi dei familiari delle vittime, che a fine spettacolo salgono sul palco rendendo in un attimo vive e vere tutte le battute pronunciate dagli attori.

Il compito di prendere la parola davanti ad una platea commossa spetta a Paolo Siani, fratello di Giancarlo e presidente della Fondazione Pol.i.s. (Politiche Integrate di Sicurezza per le vittime innocenti di criminalità e i beni confiscati), che lancia un duplice messaggio: alla società civile ricorda che commuoversi non basta, bisogna muoversi; all’autorità politica (rappresentata in sala, tra gli altri, dal ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri) chiede di mettere al primo posto un’azione incisiva per il rispetto della legalità, altrimenti tutti i sacrifici compiuti risulteranno vani.
La dedica dello spettacolo a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – ben lontana da un vuoto e istituzionale omaggio  – diventa così un urgente appello civico da cui è difficile non sentirsi chiamati in causa.

Alice Patrioli