Stalker/Daniele Albanese
visto all’Elfo Puccini di Milano _ 3/5 ottobre 2014
nell’ambito del Festival MilanOltre

Daniele Albanese, parmense di nascita ed europeo di adozione, fondatore della compagnia Stalker, firma tre titoli all’interno della Vetrina Italia di MilanOltre, uno spazio dedicato alla ricognizione delle più interessanti voci emergenti nostrane. Una ricerca (se non un vero e proprio inseguimento, come sembra indicare il nome del gruppo) di ambienti, spazi, forze naturali.

Digitale Purpurea I è un live concert che fonde danza, le musiche dal vivo di Patrizia Mattioli e l’illuminazione di Yannick de Sousa Mendes e Deborah Penzo. Gli spettatori prendono posto mentre lo spettacolo è già iniziato: Albanese è sul palco e alterna movimento e pause. Gli altri danzatori immobili in un angolo del palco danno le spalle al pubblico, come se si fossero già esibiti. La musica e le luci creano un campo d’azione che non riesce mai a diventare condiviso: ognuno è solo, preso da una partitura convulsa di azioni ripetitive, incapace di entrare in relazione con l’altro. Questa assenza di comunicazione, esasperata da una musica così ossessiva da divenire disturbante, crea nel pubblico un crescente disagio: e proprio a questo effetto sembra in qualche modo alludere anche il titolo della piece, una pianta benefica che, se assunta in dosi sbagliate, può diventare mortale.

La seconda proposta della compagnia, In a landscape, vede sul palcoscenico l’autore stesso come solista in un paesaggio dalle atmosfere grigie che richiama la città. Composta per spazi aperti e luoghi urbani (è stata presentata, per esempio, in piazza in occasione del Festival Orizzonti Verticali a San Gimingnano 2013), la performance è stata rielaborata per un interno teatrale. Albanese inserisce il vento come elemento propulsore dell’azione e costruisce una coreografia basata su sospensioni e verticali; le immagini evocano i mutamenti della realtà quotidiana che a volte ci trascina, ci sposta, ci porta a cadere.

Il focus su Daniele Albanese si conclude con un altro assolo, AnnoTtazioni. Al pubblico vengono presentate cinque visioni: come suggerisce il titolo, si tratta di appunti senza pretesa di organicità, suggestioni di immagine e movimento senza uno sviluppo logico. Per nutrire l’immaginario del pubblico il coreografo si serve di simboli (un’icona della Madonna con bambino mostrata sul proprio busto), di costumi (un paio di jeans e una maglietta bianca con una macchia rossa), dell’illuminazione (la fortissima luce arancione che abbaglia la platea).

Solitudine, ripetizione, sospensione si assemblano in frammenti che, per scelta, non si uniscono in una coreografia completa capace di ritrarre compiutamente una condizione umana.
Evangelia Kopidou

Questo contenuto fa parte del laboratorio critico di Stratagemmi, in occasione di MilanOltre.