È nella riflessione sulla “necessità del presente” che si sviluppa la presentazione di Dizionario minimo del gesto, volume firmato da Mattia Palma per Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, e dedicato, come recita il sottotitolo, a corpo, movimento, comunità nella danza di Virgilio Sieni. Ed è proprio la verità del corpo messa in scena dal coreografo toscano a incarnare la “necessità del presente” di cui tratta in un certo senso il libro intero.

L’espressione fa riferimento infatti all’idea di un’attività militante, volta a un’educazione sociale, che è alla genesi del lavoro di Sieni ma anche di questa pubblicazione. È infatti il Primo maggio 2017 quando, alla neonata Fondazione Feltrinelli, la Festa del Lavoro viene celebrata in maniera insolita, ossia con il progetto “Cammino popolare” realizzato in collaborazione tra Sieni e Triennale Teatro dell’Arte. Il lavoro si propone di rendere i cittadini protagonisti di un percorso di esplorazione del gesto e di riflessione sul corpo: un’occasione d’ incontro, di attenzione al movimento ma anche alla quotidianità, un momento di riscoperta ed apertura. È la “fede nel gesto” di Sieni a costituire il perno del lavoro, fede che non interroga solo danzatori professionisti, ma che investe per l’appunto tutta la cittadinanza: di qui la voglia di raccontare e restituire questo percorso.

Ma come descrivere in un testo un’esperienza del genere? “Ardua impresa”, afferma tra il serio e il faceto Palma, che dopo “quel Cammino popolare” ha seguito Sieni durante i cinque “Lezioni sul gesto”, tenutesi a Milano negli spazi della Fondazione tra dicembre e gennaio 2019. Dallo scambio intercorso tra il coreografo e il giovane critico nasce l’idea del format: un vocabolario minimo, che faccia incontrare al lettore una ventina di “parole performative”, a più dimensioni. Venti vocaboli che assumono significato nel gesto e in esso si amplificano. Si tratta di parole in divenire e, in questa loro continua metamorfosi, rivelano inevitabilmente il proprio limite “verbale” , il tentativo è stato allora quello di colmarlo con una serie di immagini che accompagnano ed arricchiscono il testo. Lungi dall’essere didascalici, i disegni di Arianna Vairo sono allora la rappresentazione di qualcosa di molto preciso e molto indefinito al tempo stesso: i segni che si susseguono di pagina in pagina sono la visualizzazione dell’energia che genera il gesto e che ne consegue. Arianna in prima persona ci racconta di come abbia via via acquisito maggior consapevolezza di sé stessa attraverso l’immediatezza performativa del proprio gesto, nell’atto di disegnare. Questa è la prova della buona riuscita della poetica di Virgilio Sieni, una poetica in cui l’autocoscienza del gesto riesce a violare le barriere convenzionali realizzando una nuova prossimità fra gli uomini.

Agnese Di Girolamo e Lucrezia Tavella


Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MILANoLTREview