Ideazione e macchine sceniche Coppelia
Regia di Marta Cuscunà e Marco Rogante
Visto al Teatro Verdi di Milano _ 16-18 ottobre 2014
Due teatrini illuminati aspettano l’arrivo dei trenta spettatori ammessi sulle sedie disposte in tre file davanti a loro. Nei teatrini di lì a poco si animeranno due minuscole marionette, Fiammetta e Dolores, introdotte da una donna scheletrica (una marionetta di misura reale che calca la scena evocando nelle fattezze la “sposa cadavere” di Tim Burton, o i volti delle sculture di Adolfo Wildt) che, con la delicatezza dei propri misurati movimenti, sembra dare loro vita.
I Due destini che hanno aperto l’ottava edizione del Festival internazionale di Immagine e Figura (e la stagione) del Teatro Verdi di Milano rappresentano il giorno e la notte, la positività e la negatività, mondi immaginari ispirati alle opere dell’artista spagnola Remedios Varo. Ad aggiungere poesia a questo scenario sono le musiche originali appositamente composte per lo spettacolo da Patrizia Mattioli.
Fiammetta cammina sulla scena, sgrana gli occhi al pubblico, afferra una penna, scrive qualcosa su un foglio che all’improvviso, come per magia, prende fuoco. Non si tratta di un’attrice in carne e ossa ma di una marionetta da polso, di cui è possibile articolare palpebre, occhi e persino le singole dita.
La costruzione del movimento e l’attenzione prestata con ironia e sensibilità a ogni singola azione dei due personaggi sono elementi che arricchiscono e impreziosiscono uno spettacolo che vive sulla meraviglia di un mondo in miniatura.
A portare in Italia questa rarità è Coppelia, che ha appreso con pazienza la tecnica dall’inventore stesso, l’ingegnere robotico siberiano Vladimir Zakharov Yakovlevich.
Fondamentale, per apprezzare lo spettacolo, è la spiegazione dell’ideatrice e manipolatrice, che a fine spettacolo mostra al pubblico cosa si nasconde dietro alle minuziose lavorazioni di Fiammetta e Dolores. Le marionette si applicano all’avambraccio con una struttura di ferro: il movimento della testa è guidato dalla rotazione del polso mentre tre pulsanti, nascosti sotto il corpo, governano gli occhi, le palpebre e la bocca. Le dita sono tutte indipendenti e prensili, comandate da dei fili. Le gambe, che spuntano sotto i piccoli costumi, sono le dita (indice e medio) del manipolatore stesso.
In soli venti minuti lo spettacolo apre le porte dell’immaginario, con una cura del dettaglio che è esemplare sintesi tra tecnica e arte.
Francesca Serrazanetti