Un Capocomico, abbandonato dai suoi compagni, rimane solo con i costumi e gli oggetti di scena che gli ricordano gli anni di gloria, quando il suo carrozzone girovagava per il mondo allietando contrade e palazzi con la magia del teatro. In tanta desolazione, ripercorre le scene del cavallo di battaglia della compagnia: l’Edipo Re. Il mito, sedimentato nella memoria dell’attore assieme a solitudine e rancore, si intreccia con la sua dolorosa autobiografia e si trasfigura, incorporando suggestioni allucinate e morbose.

Nasce così Edipus, monologo del 1977 in cui Giovanni Testori traduceva in immagini l’indicibile e il simbolico del “dettato sofocleo”; un distillato intimo e crudo, che tradisce il patto di riservatezza sotteso alla scoperta della coscienza archetipica. Il dolore e il cocente rancore del protagonista generano fantasie di vendetta che non riescono a saziarsi entro i confini del patricidio e dell’incesto, e li travalicano ostentatamente: Edipo sodomizza ed evira il padre per possedere il corpo della madre, sul quale riversa l’odi et amo che riserva all’universo femminile, dal quale si sente profondamente tradito.

Roberto Trifirò, sul palco dell’OutOff, si assume la responsabilità di svelarci questo universo disturbante indossando le logore vesti del disperato Capocomico. Non si lascia intimorire dal pastiche testoriano, ma lo addomestica alla propria espressività schiudendone le molteplici sfumature: dalla cantilena vernacolare, d’improvviso, emergono immagini impudenti, che raggiungono senza chiedere il permesso le orecchie e l’immaginazione degli spettatori.
Trifirò non cede alla lusinga di caratterizzare macchiettisticamente i personaggi della saga edipica – una possibilità di realizzazione comica che senz’altro il testo offre, ma che sarebbe forse troppo semplice – e si mantiene su una modulazione discreta di toni e registri, dando consistenza e dignità al dramma individuale del protagonista.

Il Capocomico si aggira tra le spoglie desolate del carrozzone, intessendo con esse dialoghi disperati. I suoi occhi allucinati intercettano di tanto in tanto il pubblico, che si guarda bene dal lasciarsi catturare emotivamente dal flusso incontrollabile e morboso delle sue chimere. Il palcoscenico è la gabbia di una povera bestia con cui nessuno vuole davvero empatizzare. E tuttavia Edipus è una terapia d’urto, un dramma indigesto che porta spudoratamente a galla fondi limacciosi perché l’acqua rimanga più limpida.

Chiara Mignemi


Edipus

di Giovanni Testori
scrittura di scena e interpretazione Roberto Trifirò
scenografia Gianni Carluccio, costumi Stefano Sclabas
luci Luigi Chiaromonte, collaborazione ai movimenti Barbara Geiger
assistente alla regia Chiara Piemontese, collaborazione Francesca Cassanelli
trucco Daniele Francolino, foto di scena Angelo Redaelli

Visto al Teatro Out Off_ 26 marzo -19 aprile 2019