di Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco

visto al CRT di Milano _ 22 novembre-11 dicembre 2011

“Lo sport e il teatro sono molto simili perché forme di espressione dove si ha un ruolo”, diceva Carmelo Bene. Lo sanno bene Manuela Lo Sicco e Sabino Civilleri, per i quali questa affermazione ha costituito uno dei punti di partenza per mettere in piedi Educazione fisica.

Avviato come progetto di formazione e ricerca con 20 giovani attori allo scopo di riflettere, tramite la pallacanestro, sulle dinamiche del rapporto tra individuo e squadra, tra gruppo e leader,  il lavoro è giunto a prendere forma di spettacolo attraverso alcuni periodi di residenza presso il Festival di Santarcangelo dei Teatri, Collinarea Festival e PIM Spazio Scenico, fino al debutto presso il CRT di Milano, produttore dello spettacolo.

Lo Sicco e Civilleri condividono una lunga esperienza teatrale, che dopo le prime peregrinazioni tra i cantieri teatrali della Zisa e la Scuola del Teatro Biondo di Palermo li ha portati a fondare con Emma Dante e Gaetano Bruno l’applauditissima compagnia Sud Costa Occidentale. Entrambi sono due dei più presenti interpreti degli spettacoli della Dante, a partire da m’Palermu passando per Cani di Bancata (lei nel ruolo di mamma Mafia) fino alla Triloga degli occhiali, nel quale insieme interpretavano il duetto Ballarini. Educazione Fisica è il primo progetto autonomo, avviato nel 2009 con la Associazione Uddu, di cui Lo Sicco e Civilleri sono soci fondatori. Alcuni dei momenti laboratoriali dello spettacolo si sono svolti, non a caso, all’interno di palestre, a diretto contatto con strumenti, tempi e movimenti della pallacanestro: lo studio degli esercizi e delle dinamiche dello sport hanno poi lasciato spazio alla trasposizione teatrale e a un lavoro di sintesi e astrazione.

La lezione di educazione fisica diviene nello spettacolo di Civilleri e Lo Sicco occasione non tanto per allenare il corpo quanto per forgiare lo spirito e riflettere sul rapporto tra il leader e il gruppo. Le grida dell’allenatore evocano, più che le sfuriate di un professore, gli ammonimenti di un capo istruttore ai suoi soldati. Il richiamo diviene esplicito nella citazione di Leonida alle Termopili, esempio evocato come modello di coraggio per spronare gli studenti-soldati ad affrontare il pericolo, soffrire, combattere. Fare qualcosa di buono per il proprio paese.

Sul palcoscenico la palestra è rappresentata nei suoi elementi essenziali: panchina e palloni da basket. E sono questi i due elementi intorno ai quali ruotano le dinamiche del gioco. I palloni si trasformano a tratti in armi di attacco, così come le panchine servono come luogo di attesa e spogliatoi, fino a divenire la tanto temuta panchina della riserva o, ancora peggio, del perdente. In un continuo alternarsi tra il registro del gioco e quello della realtà, tra sport e regime, gli ammonimenti dell’insegnante e l’allenamento dei ragazzi conducono fino alla partita conclusiva.

I tredici ragazzi della squadra lavorano in scena sulla coralità e la forza del gruppo, senza tuttavia tralasciare la caratterizzazione dei propri personaggi. Ai ruoli degli elementi della squadra corrispondono le specificità degli individui. Oltre che in scena, le peculiarità dei ragazzi emergono nei finti profili creati su twitter e riconducibili all’hashtag #educazionefisica. Dietro agli studenti della squadra dell’istituto Aristide Gabelli, si nascondono infatti gli attori dello spettacolo, che per oltre due mesi sono stati attivi sotto falsa identità sul web. Un’idea nata come strategia di comunicazione, ma di fatto divenuta un attualissimo metodo di lavoro sul personaggio e di immedesimazione.

Il risultato finale è uno spettacolo corale caratterizzato da una forte presenza scenica, ritmo ed energia. I tempi incalzanti del gioco della pallacanestro – non si può tenere in mano il pallone per più di tre secondi – divengono in scena movimenti a cadenze serrate, urgenza di fare qualcosa, necessità di superare l’alienazione per raggiungere il proprio obiettivo. Il testo, di Elena Stancanelli, è ridotto al minimo indispensabile e quasi interamente recitato dall’allenatore-leader. Della “scuola” di provenienza, quella guidata dalla Dante, resta senza dubbio l’approccio fisico, l’energia dei corpi, il ritmo quasi allucinato dei movimenti. I giovani attori sono stati spremuti nelle potenzialità dei loro corpi, in uno spettacolo in cui la fisicità sembra essere la chiave di accesso al cambiamento e quindi il segreto del successo. Anche per i neo-registi Lo Sicco e Civilleri.

Francesca Serrazanetti