Giunto alla sua seconda edizione, il festival di teatro, arte e natura L’arte della Terra quest’anno allarga i propri confini grazie al prezioso lavoro di Michela Marelli (responsabile di Teatro in-folio), al contributo di sei comuni del territorio compreso tra Milano e Como (Cabiate, Arosio, Seveso, Cantù, Meda, Mariano Comense), al patrocinio di Regione Lombardia e al sostegno di Fondazione Cariplo. Un’occasione per legare assieme due urgenze portate a galla con violenza durante gli anni di pandemia: da una parte quella di abitare il pianeta con rispetto, dall’altra assicurare un lavoro dignitoso a tutti gli operatori del mondo dello spettacolo.
Incontriamo Marelli a seguito del debutto dello spettacolo (di cui è autrice e regista) C.F.S. Corpo forestale dello Stato presso il Teatro San Teodoro di Cantù; ci racconta come le questioni che l’hanno mossa siano state tali da spingerla a debuttare nonostante l’impegno che il festival (di cui è responsabile) le ha richiesto. «Quello che interessa a me (e quello che questo festival persegue) è la relazione fra la triade cultura, coltura e natura che a mio modesto parere si possono salvare solo insieme».

Dipingere alberi, progetto di Vera Pravda, foto ufficio stampa

Il nostro incontro, per l’appunto, ha origine nel contesto del progetto En Plein Air, con il quale un gruppo di realtà operanti nelle provincie lombarde ha proposto un fitto cartellone di eventi e attività performative (per lo più all’aperto) evidenziandone con forza il legame col territorio che le ospita.

Come si lega questo festival nel contesto di En Plein Air?

La nostra adesione a En plein air arriva da una storia antica. Ha inizio da una mia idea di qualche anno fa, il progetto Performance at Museum, in cui abbiamo sostituito, come location delle nostre proposte artistiche, il teatro con uno spazio museale. Poi è stato determinante  l’incontro con il Corpo forestale dello Stato, dal quale ho ereditato l’urgenza del tema ambientale, e infine ha avuto un peso anche la mia sensibilità personale legata alle tematiche di cura e conservazione del patrimonio naturale.
Ammetto di non essere un’amante del teatro all’aperto. Tuttavia, complice la morsa della pandemia, quando ho intravisto la possibilità di tornare a fare teatro mi ci sono dedicata totalmente. La possibilità di proporre spettacoli anche nei mesi estivi,non più in spazi chiusi, mi interessa moltissimo.

Teatro in-folio è residente nel comune di Meda, uno dei sei comuni che hanno collaborato al festival. Qual è la relazione tra il festival e il territorio medese?

Originariamente il festival avrebbe dovuto svolgersi all’interno del Bosco delle querce. Meda è il paese in cui sorgeva l’ICMESA, l’industria chimica il cui nome è tristemente legato alla nube di diossina che investì Seveso e altri comuni limitrofi nel luglio 1976. I terreni colpiti dalla diossina costituiscono oggi un parco sovracomunale, gestito dai comuni di Meda e Seveso, e l’idea era di organizzare due giorni di eventi dedicati in questo spazio, in occasione del 45° anniversario del disastro. Purtroppo, a causa di alcune difficoltà organizzative, siamo stati costretti a spostare tutto nel cortile del comune di Meda. È stata comunque una bellissima rassegna, ma soprattutto si è rivelato il luogo perfetto per un festival legato all’ambiente.
Avendo ricevuto una serie di riscontri particolarmente positivi (tra cui, ad esempio, la firma di oltre 500 cittadini medesi che chiedevano, nel contesto del bilancio partecipato, che il comune sovvenzionasse il nostro progetto culturale) mi sono decisa a ripetere l’esperienza coinvolgendo un maggior numero di realtà.

C.F.S. Corpo Forestale dello Stato, foto di Sofia Spreafico

Due parole sul debutto di C.F.S. Corpo forestale dello Stato: come hai scelto questo oggetto di indagine?

Tutto il festival nasce in qualche modo grazie al Corpo forestale dello Stato: non solo perché un suo componente mi ha suggerito l’idea di organizzarlo, ma anche perché c’è una fortissima relazione di contenuti. Reperire le informazioni storiche sul Corpo Forestale dello Stato è stata un’impresa titanica. È stato un lavoro molto faticoso ma credo profondamente nella necessità di raccontare l’importanza di questo Corpo, specialmente considerato il periodo nefasto che stiamo vivendo dal punto di vista ambientale. Ho stretto preziosi rapporti con i forestali e grazie a loro ho imparato ad apprezzare il valore sociale e civile di queste professionalità, e al contempo ho compreso la poca considerazione di cui godono.

Durante la conversazione emerge con forza la responsabilità di cui Marelli si sente investita. Aver avuto l’opportunità di conoscere da vicino la realtà del C.F.S. unito ai drammi vecchi e nuovi che affliggono il territorio di Monza-Brianza (tipici di molte periferie nate per ospitare gli operai delle grandi fabbriche, ai quali si aggiungono i già citati problemi di carattere ambientale), sono stati il punto di partenza per il primo studio dedicato al Corpo forestale, a partire dal quale Marelli intende continuare il lavoro di ricerca e sensibilizzazione. 

Chiara Carbone, Ivan Colombo


foto di copertina: Dipingere alberi, progetto di Vera Pravda, foto ufficio stampa

Questo contenuto è parte dell’osservatorio dedicato al progetto En Plein Air.