Nella piccola Albino, all’imbocco della Val Seriana, poco dopo Bergamo, Eugenio Barba ha organizzato e diretto la XV sessione dell’ISTA – International School of Theatre Anthropology. La scelta di ambientare un progetto internazionale di questa portata in una cittadina bergamasca poco conosciuta, potrebbe, di prim’acchito, strappare un sorriso. In realtà Albino dovrebbe essere presa ad esempio per una politica culturale proficua e seria in grado di proporsi come incubatore e promotore di un pensiero artistico, capace di attirare attorno a sé anche personalità di rilievo internazionale. Ma andiamo con ordine.
Nel 2007 il Convento della Ripa, costruito nel XV secolo a Desenzano di Albino per i frati carmelitani, viene acquistato dalla Cooperativa La Fenice, con l’intento di trasformare il convento in un polo culturale, un centro di ricerca, formazione e creatività, promuovendo un dialogo forte e articolato con il territorio. Nel 2009 nasce dunque il progetto “Diaforà” con la volontà “di dedicare tempo e lavoro per comprendere che cosa vuol dire, oggi, quella ‘differenza’ che è la natura dell’uomo, il suo continuo differire, il suo differenziarsi come cifra costitutiva di ciò che è l’umano”, così dichiara Carlo Sini, docente universitario e filosofo promotore del progetto. E la comunità risponde, partecipando attivamente e mostrando interesse alle esperienze proposte, dai seminari alle residenze.
L’approdo dell’Odin Teatret ne è un fulgido esempio, a dimostrazione che a quasi quarant’anni dal primo seminario ISTA (nel 1979), il fascino attorno all’argomento non si è ancora esaurito. Quella dell’antropologia teatrale sembra infatti materia infinita e sempre nuova. Il perché si può comprendere nelle parole di Nando Taviani che, in un testo del 1994 (Verbiloquio sull’ISTA degli inizi), semplifica il significato della scuola di Barba: «L’ISTA–International School of Theatre Anthropology si fonda su un postulato non scritto: vale la pena esplorare i mestieri della scena. Il che, visto dal di dentro, può far pensare all’inesplorata montagna sulla linea dell’orizzonte; e visto da vicino (troppo da vicino) può anche somigliare ad uno che esplori un giardino semi-abbandonato come se racchiudesse i misteri della Giungla Nera». Ogni gesto racchiude un significato profondo, da indagare e investigare, perché fondamentalmente è l’uomo stesso la materia inesauribile.
La quindicesima edizione, avvenuta appunto ad Albino, dal 7 al 17 aprile 2016, all’interno del Convento della Ripa, in collaborazione con il Teatro Tascabile di Bergamo, ruota attorno al tema dell’apprendimento sulle esperienze dei maestri, e sui loro conseguenti stili. «Nella XV sessione dell’ISTA maestri di teatro e danza di diverse tradizioni ripercorreranno i primi passi del loro apprendistato. Nel corso della giornata esemplificheranno, con lavoro pratico e dimostrazioni, come hanno imparato e personalizzato la loro tecnica specifica. I partecipanti avranno l’opportunità di vivere l’esperienza del “primo giorno” diventando consapevoli dei principi che animano il saper fare fisico e mentale di un attore/ danzatore».
In occasione del workshop, l’Odin Teatret ha riproposto al pubblico italiano The Chronic Life, spettacolo del 2013 (qui trovate la nostra recensione) dedicato a Anna Politkovskaya e Natalia Estemirova, giornaliste assassinate nel 2006 e nel 2009 per la loro opposizione al conflitto ceceno da parte dei russi. Una settimana di programmazione nell’Auditorium Cuminetti di Albino, riadattato ad hoc per l’occasione con un palcoscenico centrale e gli spalti disposti sui due lati lunghi della scena. Con circa cento spettatori a serata l’evento ha registrato il quasi tutto esaurito: dimostrazione che, in virtù di una buona politica culturale, il pubblico è ancora disposto a prendere la macchina e fare una gita fuori porta, pur di non perdere la visione di un pezzo di storia.
Giulia Alonzo