“Di ciò che posso essere io per me, non solo non potete saper nulla voi, ma nulla neppure io stesso”. L. Pirandello, Uno, nessuno e centomila.

Che sulla categoria di “verità” ci fosse da stare in guardia, ce lo insegnava già il Novecento. Certo è che le cose non sono cambiate. Anzi: Le fake news imperversano in tutto il mondo, e i pochi accorti che ne seguono le tracce devono sempre stare sull’attenti, pronti a smascherarle e a evitarne la prolificazione. Ce lo mostra Filippo Renda, regista e autore insieme a Valeria Cavalli di un nuovo lavoro dedicato proprio al tema, come lascia ampiamente intuire il titolo: Fake.

Più che come una piéce tradizionale, lo spettacolosi presenta al pubblico nella veste intrigante di un gioco. Al suo ingresso in sala, infatti, ciascuno spettatore viene dotato di un gettone: una semplice fiche marchiata “Fake”, con cui i due autori sembrano invitare il loro pubblico al tavolo delle scommesse. Ma forse, più che di tavolo, sarebbe corretto parlare di “wall”, o di “bacheca degli utenti”: l’orizzonte proposto da Renda/Cavalli si richiama infatti esplicitamente a quello dei social media, dove chiunque può prender liberamente parte ad una discussione, postando commenti o giudizi sintetici in forma di like, cuori o angry faces, e restarsene al contempo comodamente seduto in disparte. Nessun timore, quindi, per lo spettatore: nessuno ci strapperà dall’ombra della quarta parete, e quando verrà il nostro turno, potremo esprimere il nostro giudizio in silenzio, lontano dai riflettori. Ma non è ancora il momento, riavvolgiamo il nastro.

Se questo è un gioco, occorrono delle regole, e la prima, si sa, è la più importante. Proiettata su uno schermo, si legge la frase: “QUESTA E’ UNA STORIA VERA”. Una premessa tutt’altro che innocua! Bisogna dirlo: al giorno d’oggi è difficile accogliere una simile dichiarazione a garanzia di verità. Se poi la si accosta a un titolo così esplicito”, l’ossimoro fa squillare immediatamente una campanella d’allarme. Dallo stesso schermo, apprendiamo allora i contorni essenziali della “storia vera” cui assisteremo: tra il luglio 2017 e il giugno 2018, in Germania, una donna ha confessato sui social di aver vinto una cifra vicina ai 40 milioni di euro e di aver deliberatamente scelto di non ritirarla, attirandosi così l’incredulità e lo sdegno di innumerevoli altri utenti. Sul palco inizia allora una sorta di esperimento; all’attenzione del pubblico – si dichiara – verrà sottoposta una fedele riproduzione ad opera di due interpreti (la convincente Roberta Rovelli e lo stesso Renda) di una recente intervista condotta a porte chiuse alla fantomatica vincitrice del premio da parte di un giornalista della VERBREITUNG A.G., società che si occupa di denunciare e divulgare i fake internazionali.

Come nella realtà però, anche qui la verità si annacqua col sovrapporsi di livelli mediatici, efficacemente rappresentati dalle parole capziose dell’intervistatore e dalle numerose ‘testimonianze’ video e screenshot. Ma lo spettacolo di Renda/Cavalli non si limita a rimarcare un tema di stringente attualità: Fake dà mostra del suo maggiore potenziale quando si ferma a indagare i chiaroscuri di un’esperienza esistenziale nuova e complessa com’è quella dell’uomo contemporaneo, alle prese con quella sua espansione virtuale – una vera e propria protesi della sua identità – che i social media rappresentano oggi. Un’espansione tremendamente fragile, soggetta a deformazioni e ritocchi continui (non solo fotografici), che cela e rivela le nostre ombre, e della quale non possediamo il controllo se non in minima parte. È su questa fragilità che Renda/Cavalli puntano la loro lente: evitando la pista fin troppo praticata di una sterile critica ai nuovi mezzi informatici,  i due autori invitano il pubblico a prendere consapevolezza della fitta opacità della selva mediatica in cui si trova, e a farsi detective scrupoloso di una verità che appare sempre più sfuggente.

La sfida è lanciata. Finita l’intervista, due urne attendono lo spettatore all’uscita dalla sala: bisogna ancora giocarsi il proprio gettone. “QUESTA E’ UNA STORIA VERA” o, semplicemente, un Fake?

Gianmarco Bizzarri

Fake
di Valeria Cavalli, Filippo Renda
regia Filippo Renda
con Filippo Renda, Roberta Rovelli
assistente alla regia Arianna Primavera
scene e costumi Eleonora Rossi
consulenza scientifica Dott.ssa Maria Barbuto, Dott. Nicolò Leotta
produzione Manifatture Teatrali Milanesi

Visto al Teatro Litta_21 novembre 2018