Questo laboratorio è il secondo invito che Elisabetta Consonni e Fatima Ferro hanno formulato alla comunità del progetto Le alleanze dei corpi. Il primo era stato Special Handling, un invito a entrare nella tenda bianca comparsa ai Giardini di via Mosso, e a testimoniare le relazioni di cura reciproca create durante il progetto. Fatima era stata l’insegnante di tessitura di Elisabetta, poi sono diventate amiche, collaboratrici. Ora, durante Communities in Movement, seconda parte del festival Le alleanze dei corpi, le due artiste mettono realmente in movimento una comunità: a essere studenti di Fatima sono infatti tutti coloro che hanno potuto prenotare un posto per il suo laboratorio di tessitura a telaio, ospitato presso lo spazio Bell Nett di via Padova.
Fatima, a suo agio nel condividere le conoscenze che possiede riguardo alla creazione di un telaio, al recupero di tessuto attraverso indumenti di scarto, alle tecniche di intreccio, si muove tra i tavoli senza risparmiare consigli e critiche. Tra un nodo e l’altro si condivide del cibo, si conoscono nuove persone. Elisabetta Consonni smette i panni della coreografa e si avvicina ai partecipanti scambiando dubbi, idee, aneddoti: non si è solo spettatori, ma pari e interlocutori. Intervistata da una videomaker, Fatima racconta come la gente veda nel suo velo un motivo di difficoltà a raccontarsi, quando in realtà è solo felice di rivelarsi e narrare ciò che fa e conosce.
A proposito di Special Handling, Elisabetta Consonni sosteneva quanto la condivisione di saperi non convenzionali – le cose che ciascuno fa semplicemente perché fanno stare bene – generi preziose relazioni, grazie alle quali l’invisibilizzazione delle pratiche non funzionali alla società del profitto diventi più difficile da realizzarsi. Durante una piovosa domenica mattina in via Padova, attorno a piccoli tappeti di stoffa, a crearsi è quindi uno spontaneo dispositivo di resistenza attiva.
Anna Farina
foto di copertina: Martina Rosa
FATIMA CI INSEGNA… A TESSERE IL MONDO
a cura di Fatima Ferro e Elisabetta Consonni
Questo contenuto fa parte dell’osservatorio critico Raccontare le alleanze